lunedì 31 ottobre 2016

FBI riapre indagine sulle email della Clinton

A undici giorni dal voto, una nuova tegola si abbatte su Hillary Clinton. La Fbi riapre l’indagine sullo scandalo delle email. Il messaggio di un giornalista che lo annuncia, viene ritwittato moltissime volte e la democratica cerca di correre ai ripari, chiedendo lei stessa agli inquirenti di rendere pubblico quanto scoperto. Il manager della campagna democratica Podestà però, accusa di killeraggio mediatico e di pescare nel torbido solo per colpire la Clinton.



brian adcock ‏ 29 ott
my @Independent cartoon for tomorrow....scares for Hillary!...x


HILLAWEEN
29 ottobre 2016
Franco Portinari / Portos


Christian Adams
My #HillaryClinton #FBIReopensCase #fbi #USElection @Telegraph cartoon



Knock, knock... Ma'm Hillary... trick or treat...    Ramses Morales Izquierdo
Knock, knock... Ma'm Hillary... trick or treat.
30 Oct 2016


Mail    Paolo Lombardi
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31 Oct 2016



ahead
BY JOEP BERTRAMS, THE NETHERLANDS  -  10/29/2016

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Clinton's Email Affair    Marian Kamensky
Will the renewed investigation into Hillary's emails influence the US election?
31 Oct 2016



Morland per The Times





The donkey on the wire    Marco De Angelis
...
31 Oct 2016
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Nota scrive Bado nel suo Blog

Grandi menti pensano allo stesso modo


I love this cartoon by the great Clay Bennett published in today's edition of The Chattanooga Times Free Press.
It turns out I came up with the same idea:



Così l’ex segretario di Stato: “Gli americani meritano di conoscere immediatamente tutti i fatti”, ha detto la Clinton. “Lo stesso direttore della Fbi ha ammesso di non sapere se queste email sono rilevanti. Non conosciamo i fatti, per questo chiediamo alla Fbi di rendere pubbliche tutte le informazioni in suo possesso”.

Ovviamente l’avversario repubblicano si getta a capofitto su questo nuovo scandalo.

Donald Trump ha affermato non senza enfasi: “Questa storia è più grave dello scandalo Watergate. La corruzione della Clinton è una cosa mai vista prima. Non dobbiamo permetterle di portare il suo progetto criminale nello studio ovale”.

Una situazione che ha richiesto un intervento più muscolare di Barack Obama a favore della candidata del suo partito. (fonte)

sabato 29 ottobre 2016

Ritratto di Gian Luigi Rondi

Un mese fa se ne andava Gian Luigi Rondi

« Io i David li faccio dal '58, quindi da sessant'anni. Ero un giovanetto quando ho cominciato a occuparmene. Ogni anno abbiamo rinnovato l'elogio e la difesa del cinema, soprattutto italiano, perché il mio amore e la mia vita sono il cinema, ma soprattutto il cinema italiano. E questo spero che continueranno quest'opera anche i miei successori. Perché eliminare dai nostri amori il cinema sarebbe un gravissimo errore »(Gian Luigi Rondi Nasalli, 2016)

Gian Luigi Rondi Nasalli è stato un critico cinematografico italiano. Decano dei critici italiani
aveva il sorriso sempre pronto e portava un'inconfondibile sciarpa bianca, felliniana. Aveva novantaquattro anni e ha attraversato da protagonista la storia del cinema e del nostro paese, scrivendo fino all'ultimo le sue recensioni. E' stato presidente dell'Accademia del Cinema Italiano e dei Premi David di Donatello e tante altre cose ancora.

Su una Repubblica del 2013 ho trovato un'interessante  intervista di Antonio Gnoli 

e il ritratto  di Riccardo Mannelli.




Gian Luigi Rondi Sono stato un moralista ma ora mi pento
Gian Luigi Rondi "Sono stato un moralista ma ora mi pento" na vita per il cinema. Un potere senza eccezioni, esercitato con blanda ferocia. 

A 92 anni Gian Luigi Rondi ha un solo vero cruccio: non poter sconfiggere il tempo. Eppure è lì, sulla pedana della vita - alto, elegante, lucido, avvolto nell' inconfondibile sciarpa bianca - a duellare con i giorni che passano. Più che di sciabola, va di fioretto. La stoccata deve essere un ricamo. Non necessariamente all' ultimo sangue, dice con qualche punta di ironia. La casa dove vive ha il serio tono borghese che si addice a certe abitazioni dei Parioli: un fasto misurato mi accoglie nel grande salone. Tutto intorno divani, libri, una scrivania colma di carte, e alle pareti un' impressionante serie di ritratti di una donna che scopro in seguito essere la mamma di Rondi. Devozione filiale, penso. Ma è come se in quella testimonianza si annidi la domanda originaria: chi sono veramente? Chi è quest' uomo che, al di là delle mode, per sessant' anni ha monopolizzato la critica cinematografica, raccontato film, descritto personaggi, occupato ruoli di direzione pubblica sopravvivendo a polemiche, accuse, insinuazioni?
Il cinema è un territorio battuto soprattutto dalla sinistra. Come ha fatto lei che giunge da lidi politici più conservatori a ritagliarsi un ruolo così importante? 
«Sono stato un partigiano e un antifascista. E non dell' ultima ora. Fu mio padre, che era tenente dei carabinieri, a trasmettermi certi valori. E poi Adriano Ossicini mi aiutò a capire l' importanza di certe idee. Ho militato nella sinistra cristiana che fu sciolta per ordine di Pio XII, molto scontento del legame con i comunisti. In quel periodo conobbi Giulio Andreotti».
Di quale anno parliamo?
 «Mi pare fosse il 1948, stavo per sposarmi. Ero da un anno il critico ufficiale al quotidiano Il Tempo, fondato e diretto da Renato Angiolillo. Ricordo che Andreotti mi chiese di far parte della giuria alla Mostra del Cinema di Venezia. Capii che era molto interessato al peso e all' importanza che il cinema cominciava ad avere in Italia. Mi portò anche a Cinecittà. Nei suoi progetti c' era l' idea di sistemare nuovamente gli studi che erano allora pieni di sfollati».
Aveva capito che il cinema era uno strumento per la politica? 
«Non posso dirlo. Credo semplicemente che gli piacesse. Tra i politici, soprattutto democristiani, era il più attento al mezzo e alle storie che i film raccontavano».
Lo era al punto che criticò il neorealismo dicendo che i panni sporchi si lavano in famiglia. 
«Non fu lui a pronunciare quella frase, ma un ambasciatore. E comunque io sono sempre stato un sostenitore del neorealismo. Di Rossellini e De Sica soprattutto, per i quali mi sono battuto con convinzione. Quando uscì Ladri di biciclette chiusi l' articolo con un "grazie De Sica", Angiolillo si arrabbiò tantissimo: come è possibile terminare un pezzo di giornale con quella frase? Raccontai l' episodio a Vittorio che mi inviò una lettera con sopra scritto: "Grazie Rondi!". Fino alla fine restammo amici. Era molto charmant e con una vita complicata dal vizio del gioco e praticamente da un doppio matrimonio».
Accennava a Rossellini. 
«Un genio, un avventuriero, generoso, soprattutto con i soldi degli altri, e un donnaiolo. Contemplava i tratti dell' italiano che affascinava il mondo. Ingrid Bergman, dopo aver visto Roma città aperta, gli scrisse una lunga lettera colma di elogi e lusinghe. Della quale parlò diffusamente un giorno a pranzo davanti alla sua compagna di allora».
 Chi era?
«Anna Magnani, ovviamente. Li avevo accompagnati ad Amalfi e pranzammo all' Hotel dei Cappuccini. In quella lettera Ingrid chiedeva di incontrare il maestro e Roberto volò a Hollywood per vederla. Non so se ci fosse stato già qualcosa, ma la Magnani si era fatta sospettosa. E irascibile. Quando a tavola Rossellini cominciò a magnificare le qualità artistiche delle Bergman, Anna prese il piatto di pasta al sugo che aveva davanti e lo tirò in faccia a Rossellini. Poi gelida e furiosa come una regina se ne andò».
E Rossellini come reagì? 
«Con molta calma. Ricordo che disse una sola cosa: "Ah, le donne!". La Magnani continuò a essere gelosa. Quando Rossellini girò Stromboli con la Bergman, gli feci visita sul set. Qualche tempo dopo Aldo Fabrizi mi telefonò per dirmi che Anna mi voleva vedere a pranzo. Passò tutto il tempo a chiedermi com' era quell' americana sul set. Era ossessionata. Sospetto che l' insuccesso del film non dovette dispiacerle».
 Una donna più scomoda o ingombrante?
«Aveva un carattere impossibile. Aggressivo. Negli ultimi anni non riusciva a fare quasi più niente. Voleva che l' aiutassi a trovarle delle parti a teatro. La sua aspirazione era interpretare il ruolo della cattiva. La verità è che era stata una grande maschera del nostro cinema, grazie a Rossellini che seppe farle interpretare il dolore delle donne italiane. Il neorealismo non ha prodotto altre figure femminili all' altezza della sua».
Abbiamo avuto in seguito Gina Lollobrigida e Sophia Loren e i loro contrasti. 
«La Lollo è stata la mia più cara amica. Una Magnani senza tragedia. La rivalità con Sophia fu creata ad arte, come quella tra due ciclisti. E loro ci credettero così tanto che finirono per detestarsi. Si dice che le occasioni nel cinema sono fondamentali. E Sophia le ha sapute sfruttare tutte con grande abilità».
 A cosa allude?
«Al fatto che la sua carriera è stata magistralmente guidata dal marito Carlo Ponti. Visto che si parla di attrici vorrei ricordarne un' altra secondo me straordinaria: Monica Vitti. Fu Antonioni che me la fece scoprire al teatro Eliseo dove recitava. Puntò su di lei per il suo nuovo cinema, ne colse e ne sfruttò in pieno il talento. L' ho seguita in tutti i suoi lavori fino a quando la malattia l' ha rinchiusa nel suo buio».
La spaventa o la sconcerta che la bellezza e il successo hanno spesso una data di scadenza? 
«Nel caso della Vitti mi rattrista. Ma il cinema è un po' anche questo: vive al di sopra dei propri mezzi sentimentali. E poi ti abbandona. Mi ricordo certe sere al caffè Canova con Fellini, avvolto nello sciarpone rosso, che mi diceva: mi trattano come un pensionato. Eppure era stato immenso. Per me il più bugiardo e geniale tra i registi che ho conosciuto. Soffriva molto se non lo si lodava abbastanza».
Un insicuro? 
«Si era fatto parecchi anni di psicoanalisi. Parlava spesso dei suoi sogni, di quell' immaginario che lui legava al processo creativo e che popolava di atmosfere strane: figure deformi, donne grasse e un senso di morte leggero e inquietante».
Lei sogna?
 «Un sogno ricorrente è perdere la strada mentre sto andando dai miei genitori. Ma non so che senso attribuirgli. Dopo che ho sognato mi capita di scrivere molto».
La psicoanalisi lo consiglia. Ne fa pratica?
 «Non credo in quel metodo e non mi interessa raccontare i miei sogni a un altro. Quando cado preda dei momenti di ansia ho un medico che mi prescrive dei farmaci che mi tolgono le paure».
Non si direbbe un uomo ansioso. 
«Passo dei momenti in cui avverto l' ala della depressione scendere su di me. È come se sentissi un grande avvenire dietro le spalle. Fu Gassman a coniare questa espressione. Sa qual è il problema? Non accetto la mia età, da ogni punto di vista la osservo, rifiuto l' idea che ho quasi 92 anni. Non voglio ripiegare su me stesso».
Non le è sufficiente quello che fa? 
«Non mi basta. Passo la mattina a leggere, o andare in accademia, al Donatello; ma ho il bisogno di costruire. Ho creato premi, festival. Non mi rassegno alla noia, al non far niente, alla morte».
C' è un' età in cui si comincia a ripiegare le vele. 
«E perché? Chi lo ha detto? L' anno scorso è morta mia moglie. Mi ha molto sconcertato, in genere le mogli sopravvivono ai mariti».
Sconcertato e non addolorato?
 «Non me lo aspettavo. Perché lei? Mi dicevo. Il dolore ho cercato di nasconderlo. Non sono mai stato un tipo espansivo».
C' è una misura nelle cose? 
«Occorre trovarla. Nel lavoro come nella vita».
Nella sua lunga carriera di critico è sempre stato oggettivo, giusto, adeguato?
 «Ci ho provato».
È stato anche un censore al servizio della pubblica morale.
 «Dicevano che se avessi potuto avrei messo le mutande alle Naiadi di Piazza Esedra».
Lo avrebbe fatto? 
«Ho passato un periodo in cui mescolavo religione e professione. Oggi faccio autocritica. Vivo la religione in modo più consapevole».
È un moralista pentito?
 «Spero mi venga riconosciuto».
A proposito di riconoscimenti che la riguardano ho appreso di una lista di premi impressionante. Le piacciono le onorificenze? 
«Mi piacciono, è il mio limite. Mio fratello Brunello, quando con Fellini scrisse la sceneggiatura di Ginger e Fred, mise nel film l' uomo più decorato d' Italia, quella figura permanentemente in frac voleva essere la mia parodia. Fui insignito da giovane della Legione d' Onore. E molto altro. Che dire? Guardi quel grande quadro».
Quello in cui è avvolto in un mantello? 
«Sì, è un mio ritratto di quando entrai nell' Ordine del Cavalieri di Malta».
Non le sembrano immagini di una vanità eccessiva?
 «A volte penso che sia il cinema a trasmettere i germi di questa vanità. Ma se glielo dico è perché c' è sempre un ravvedimento».
Vedo anche molti quadri che ritraggono una donna. 
«È mia madre. Ho chiesto, nel corso degli anni, ad artisti importanti come De Chirico, Vespignani, Clerici, Caruso, Maccari e tanti altri di farle un ritratto».
Devozione filiale.
«A lei devo tutto: le mie letture, il formarsi del gusto e le scelte nella vita. La sua morte nel 1979 fu straziante per lei e per me. Però continuo a parlarle, come in una specie di dialogo ininterrotto. Sono convinto che non sia un' illusione, resto un uomo razionale che sa che la realtà è qualcosa di tangibile. Ma anche quell' altra è in qualche modo realtà».
Sente delle voci? 
«Per carità, non sono mica Giovanna d' Arco. È il mio intimo più riposto che affiora e sono io che immagino questi dialoghi. Non ci faccia caso, alla mia età si può fantasticare. Molto più che in passato. È uno dei pochi privilegi che la vecchiaia può vantare senza essere presi per pazzi».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
ANTONIO GNOLI

FONTE: http://rassegnastampa.unipi.it/rassegna/archivio/2013/07/22SIL1155.PDF

  •  https://it.wikipedia.org/wiki/Gian_Luigi_Rondi
  • http://www.repubblica.it/spettacoli/cinema/2016/09/22/news/gian_luigi_rondi_addio_al_grande_critico-148291710/

martedì 25 ottobre 2016

"Love is an olive tree", l'amore è una pianta d'olivo.


Se ne è andato a soli 47 anni Paolo Coppini, imprenditore dell'olio. Lo ha stroncato un malore mentre era al lavoro nel suo ufficio a San Secondo. Una vita dedicata all'azienda di famiglia che conduceva al fianco del padre e dei fratelli Francesco, Matteo e Pier Luigi, e un amore infinito per la moglie e per i figli Mattia e Anita. Primogenito di Ernesto, presidente di Coppini Arte Olearia, e di Vanna, era il responsabile export dell'azienda. Nel 2015 venne premiato con la benemerenza Sant'Ilario dal sindaco Federico Pizzarotti per la Coppini Arte Olearia.

"Love is an olive tree", l'amore è una pianta d'olivo ed il suo grande amore per questo albero non lo ha espresso solo in azienda ma lo ha portato nel mondo , all'Expo e persino sull'Everest.

"...ritengo che portare una piantina di olivo sul tetto del mondo, sulla vetta più vicina a Dio rappresenti un atto di fede nei confronti dell’umanità.
Un luogo dell’anima che sia nazione, montagna o rifugio che mi permetta un pensiero per gli uomini e le donne di questo pianeta.
L’olivo non muore mai." Cit. Olivetree Man


Che la terra ti sia lieve Paolo, Olivetree Man.




5 Ottobre 2016 - 16:51 (fonte)
"Love is an olive tree": il trailer del docu-film che pubblichiamo è tratto da YouTube. Questa la descrizione:

L'amore e la passione per la montagna, il rispetto della natura e la forza unificante di albero di olivo. Paolo Coppini, insieme ad alcuni compagni di cordata, è riuscito a realizzare un sogno: portare un piccolo ulivo sull'Everest.
Lungo la via per l'Everest hanno incontrato persone provenienti da ogni dove, centinaia di occhi che si sono commossi alla vista di Amèrico, l'Olivo compagno di viaggio, trovando nelle diversità e nella tolleranza il significato di una intera esistenza. "Love is an olive tree", questo è il mantra che ha accompagnato il gruppo e che è passato di bocca in bocca, è stato tradotto in molte lingue e ci ha fatto sentire tutti parte di un unico sogno.
Da questo viaggio è scaturito un docu-film, con la regia di Giampaolo Bigoli.

Dalla Gazzetta di Parma del 20 giugno 2009

Il simbolo di pace sull'Himalaya

Scuote il capo Faulkes, l’incredibile protagonista de «Il pittore di battaglie», ultimo romanzo di Arturo Pérez-Reverte. Scuote il capo e isola l’umanità in simmetrie di sofferenza: «Ci sono luoghi dai quali non si torna indietro. Non si torna mai veramente». È il valore del viaggio, della scoperta disarmante della propria nudità interiore e di una ricostruzione (o annullamento, come nel caso del testo dell’autore spagnolo) che può scaturire solo da un cammino già cominciato. Paolo Coppini (esponente dell'omonima azienda olearia parmense) l’ha sperimentato sulla propria pelle a partire da un’idea - da un’immagine, sarebbe più giusto dire - che ruba il sogno concreto ad una simbologia universale: portarsi sulle spalle una pianta bonsai d’olivo - ribattezzata Americo come il capostipite dell'azienda - in un tragitto a piedi che raggiunga il punto più alto possibile in direzione dell’Everest.
San Secondo Parmense (38 metri sul livello del mare), Kathmandu (1355), Namche Bazaar (3.440) e Cha La pass (5.375) sono le tappe di un itinerario che riconduce l’ideale ad un luogo fisico, quella vetta di 8.848 metri che si vede sullo sfondo. Un cammino che ritroviamo ne «L’uomo con l’albero d’olivo», il documentario ideato dallo stesso Coppini, realizzato da Gianpaolo Bigoli, già premiato al Trento Film Festival e presentato dagli autori giovedì scorso all’arena estiva del cinema Edison. Che ci siano luoghi da cui non si torna come prima, Coppini se ne accorge alla partenza con un’intuizione che gli fa dire: «Forse capiremo il valore della nostra missione solo quando saremo già a destinazione». E il valore lo colgono per bocca di un uomo che da un anno marcia per la pace e, vista la pianta, non esita a dire «love is an olive tree».
Bigoli mette in rilievo una simbologia elementare, ma ci aggiunge qualcosa di più grazie alla presenza delle figura umana nell’inquadratura: protagonista assoluta quando il viaggio è ancora turismo, in secondo piano rispetto all’albero mentre i passi diventano metafore e distanti, quasi persi nella nebbia, nei momenti di difficoltà. Poi ci sarebbe il ritorno a casa. Mai come prima.

IL MUSEO DELL’ARTE OLEARIA E L’OLIO DEL DUCATO
http://www.museorsicoppini.it/
http://www.coppiniarteolearia.com/


di Valerio Marini

lunedì 24 ottobre 2016

Spagna: XXIII Muestra Internacional de las Artes del Humor

Inmigrantes - Nani - Colombia


XXIII Muestra Internacional de las Artes del Humor
Da Francisco Punal Suarez
Speciale per Fany Blog
21 ottobre 2016


La crisi dei rifugiati, la maggior crisi europea dopo la seconda guerra mondiale, riguarda centinaia di migliaia di persone che migrano dal Medio Oriente, dall'Africa e da altre parti del mondo,  in fuga da  guerre,  persecuzioni, povertà, ingiustizia, arbitrarietà e da tutti i tipi di violazioni dei diritti umani, è il tema centrale della XXIII Mostra Internazionale delle Arti del Humour, organizzata dalla Fondazione Generale dell'Università di Alcala de Henares e dall' Instituto Quevedo del Humor , dal titolo: “¿Fronteras y rejas? Parejas” .
La mostra non è competitiva e rimarrà aperta fino al 30 ottobre presso la sala espositiva, Calle Santa María la Rica, 3, a Alcala de Henares, in Spagna, e si compone di 152 opere di autori di 50 nazionalità diverse, una piccola selezione delle oltre 500 iscrizioni ricevute, per manifestare la critica a un'Europa che si proclama impegnata nella difesa dei diritti umani, ma che si comporta in maniera esclusiva e con mancanza di sensibilità per questo dramma.

"Da più di due decenni - scrive nel catalogo della mostra, Fernando Galvan, Rettore dell'Università di Alcalá e Presidente della Fondazione Generale-  il nostro obiettivo con questa attività è di risvegliare le coscienze a situazioni drammatiche ... questa volta, ci mette di fronte a degli esseri umani che sono costretti a fuggire da conflitti e persecuzioni, soffrendo il dolore di dover lasciare tutto quello che amavano, con l'incertezza di ciò che riserva il futuro e l'esperienza del rifiuto o rapporti quotidiani trascurare nel mondo dei media ".

La mostra comprende esposizioni, convegni, laboratori nelle scuole e nelle carceri, attività di strada, presentazioni di libri,  Fiesta de la Caricatura Solidaria ,    in cui artisti provenienti da diversi paesi fanno disegni vivono sulla strada principale della città, e altri animazioni per i bambini. L'italiana Marilena Nardi partecipa all'evento come artista ospite. Da qui, ci congratuliamo con gli organizzatori della mostra: Juan Garcia Cerrada, Esther morote, José Lorenzo, e collaboratori esterni che rendono possibile questa attività interessante e necessaria.


 Ancora una volta, la realtà ispira gli umoristi grafici che con il loro sguardo critico e tagliente, denunciano e ci fanno riflettere su situazioni che colpiscono milioni di persone.

Welcome- Ricardo

Destino patera - Juan Carlos Contreras, España
Frontera - Luc Descheemaeker, Bélgica

Fronteras europeas - Plantu, Francia.

Isla Utopía - David Vela, España

La frontera - Tsocho - Bulgaria

Refugiados - J.Bosco - Brasil
Sin título - Malagón - España


Sin título - Passaprawas, Tailandia


XXIII Muestra Internacional de las Artes del Humor
Por Francisco Punal Suarez
Especial para Fany Blog
Octubre 21 de 2016

La crisis migratoria en Europa, la mayor después de la Segunda Guerra Mundial, que incluye a cientos de miles de refugiados procedentes de Oriente Medio, África, y otras zonas del mundo, que huyen de la guerra, persecuciones, pobreza, injusticia, arbitrariedades y todo tipo de violaciones de los derechos humanos, constituye el tema central de la XXIII Muestra Internacional de las Artes del Humor, realizada por la Fundación General de la Universidad de Alcalá de Henares y el Instituto Quevedo del Humor, con el título: “¿Fronteras y rejas? Parejas”.

La exposición no es competitiva y estará abierta hasta el 30 de octubre en la Sala de Exposiciones, de la calle Santa María la Rica, 3, en Alcalá de Henares, España, y está compuesta por 152 obras de autores de 50 nacionalidades diferentes, una pequeña selección de los más de 500 trabajos recibidos, que manifiestan su crítica a una Europa que se supone comprometida con los derechos humanos, pero que se comporta de manera excluyente y con falta de sensibilidad ante este drama.

Desde hace más de dos décadas – escribe, en el catálogo de la muestra,  Fernando Galván, Rector de la Universidad de Alcalá y Presidente de la  Fundación General- el Instituto Quevedo del Humor y nuestra Fundación pretenden con esta actividad despertar conciencias ante situaciones dramáticas…En esta ocasión, nos sitúa frente a seres humanos que se ven obligados a huir de conflictos y persecuciones, que sufren el dolor de tener que dejar todo lo que amaban, con la incertidumbre de lo que el futuro les deparará y la experiencia del rechazo o el abandono que diario divulgan los medios de comunicación del mundo”.

La Muestra incluye exposiciones, conferencias, talleres en centros escolares y centros penitenciarios, actividades en la calle, presentación de libros, Fiesta de la Caricatura Solidaria en la que artistas de varios países realizan dibujos en vivo en la calle Mayor de la ciudad, y otras animaciones para los más pequeños. De Italia, participa la artista invitada Marilena Nardi.  Desde aquí,  felicitamos a los organizadores de la Muestra: Juan García Cerrada, Esther Morote, José Lorenzo, y colaboradores externos, que hacen posible esta interesante y necesaria actividad. 

Una vez más, la realidad sirve de inspiración a los humoristas gráficos, quienes, con su mirada crítica y punzante, denuncian y nos hacen reflexionar sobre situaciones que afectan a millones de personas.

la fabrica del Humor 


Periferia de un sueño. El cine de Pasolini



PS: l'artista Elchicotriste all'interno della rassegna ha presentato il libro Entre Luz y Sombra
che racconta la fase creativa del  murales ad Alcalà-Meco






sabato 22 ottobre 2016

DINKY IN APPLAND Arriva il Ciuchino Digitale!

 
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   DINKY IN APPLAND
 Arriva il Ciuchino Digitale! 

 Nell'occasione della manifestazione Lucca Comics & Games 2016, la Dinky Donkey Srl è lieta di presentare al grande pubblico Dinky in AppLand, il primo albo a fumetti di Webby e Dinky, protagonisti delle avventure pubblicate ogni mese su Dinky Free Kid’s Magazine. 

Il mondo digitale del Web e delle App è ormai una realtà in continua crescita, una dimensione con cui conviviamo ogni giorno in quasi tutte le cose che facciamo. E se esistesse un modo per entrare in questa dimensione virtuale, fisicamente? E se entrati in questa dimensione scoprissimo che è tutto… reale?
Wally Webby, un ragazzino appassionato di computer e videogiochi, grazie al Magic Tablet di Nonno Hap scoprirà che dietro gli schermi esistono mondi reali quanto il nostro. Ad aspettarlo troverà Dinky, un ciuchino digitale destinato a diventare la sua guida e, soprattutto, il suo migliore amico.
Dinky in Appland, rivolto ad un target giovanile, è un albo di 48 pagine interamente a colori, in cartonato.
L’albo contiene una storia completa a fumetti, gli sketch, i making of della storia e vari tributi di disegnatori professionisti.
Ideazione di Arianna Florean e Masimiliano Filadoro, i disegni sono di Sandro Pizziolo; i colori e gli studi originali dei personaggi di Arianna Florean; soggetto e sceneggiatura sono a cura di Massimiliano Filadoro, la parte grafica è appannaggio di Lidia Cestari e Daniele Bruni ha la grande responsabilità di farlo conoscere al mondo attraverso i social media.

 Dinky Donkey Srl, di Claudio Cianfarani e Giusy Raia, grazie anche alla professionalità di tutti gli altri componenti dello Staff, si propone come una casa editrice per bambini e ragazzi particolarmente sensibile a tematiche sociali quali il bullismo, lo sport, la salute e la sicurezza dei bambini.
Il progetto Dinky e il mondo di AppLand, attraverso fumetti, libri e giochi in progettazione, propone una visione del Web e della tecnologia digitale consapevole e pro-attiva, contraria all’isolamento, dove rimanga fondamentale la dimensione umana della fantasia e il contatto dei ragazzi con i propri simili.

 Sarà possibile acquistare l’albo a Lucca Comics & Games 2016, presso lo stand ManFont Comics dove gli autori de La Casa di Dinky saranno disponibili per firmare le copie e disegnare sketch.
ManFont Comics che ospiterà Dinky e tutto il suo mondo nasce nel 2010 sottoforma di editore digitale. Fondata dallo sceneggiatore Manfredi Toraldo, si dimostra in breve una pioniera del fumetto pubblicato su tablet, in particolare per i device Apple, attirando l’interesse dei lettori e degli addetti ai lavori. Ad oggi, il catalogo ManFont conta oltre 20 volumi , anche di generi molto diversi fra loro. Oltre al settore cartaceo, la ManFont è anche molto presente sul web, dando spazio a numerosi webcomic gratuiti che spesso si traducono in libri di successo.


Web: www.thedinkydonkey.com
Mail: info@thedinkydonkey.com
Facebook: www.facebook.com/casadidinky
Instagram: www.instagram.com/lacasadidinky


Dinky Donkey Srl – Via Paolo Emilio, 10 – 00192 Roma - Tel . 06.94848641 www.thedinkydonkey.com – info@thedinkydonkey.com 



studi navicella per Webby
futuristic armor
Astral team
*

Gli artisti di Dinky ti aspettano al padiglione Napoleone, stand E175 – ManFont.
Potrai venire presso lo stand di Mafont Comics e trovare tutto il mondo di Dinky.
Venerdì 28: Arianna Florean 10:30/13:30, poi dalle 15:30 a chiusura
Sabato 29: Adriana Farina 10/13, Arianna Florean 13/15, Sandro Pizziolo dalle 15:00 a chiusura
Domenica 30 : Sandro Pizziolo 10/13 , Arianna Florean 13/15, Sandro Pizziolo dalle 15:00 in poi
Lunedì 31 : Adriana Farina 10/13, Arianna Florean dalle 15:00 a chiusura
Martedì 1 : Adriana Farina 10/13, Arianna Florean dalle 15:00 a chiusura

A cena con Obama






Agnes day...
di Nadia Redoglia
Ne hanno dette d’ogni, quanto a gossip, sulla signora Agnese in occasione della trasferta alla Casa Bianca. A differenza del marito non si considera “la magnifica” e, coi piedi per terra, dimostra di vivere serena e graziosamente la sua vita casa e bottega. Certo, vederla scendere  dall’aereo di stato, anzi di governo nella fattispecie del marito, prendendolo per mano… Mammamia quella roba lì appartiene a frusto ricordo, ancora nemmeno vintage, per B&B (bush/berlusconi). Ma quanto hanno toppato gli spin ciambellani renziani?! Sarà perciò che Armani, messaggero della sobria eleganza italiana, allertato sull’aeronautico protocollo, ha preferito essere l’unico, tra gli altri eccellenti invitati, a giungere colà con mezzi propri.  Ma torniamo all’Agnese. Ebbene, lei è stata perfetta. E’ il marito che, presentandosi all’americano qui tollis peccata mundi, in cambio di un peloso yes referandario gli ha porto la chioma ché schiavi degli Usa per virtute e riconoscenza fatti noi fummo…
Ma quanto ne sa Obama della nostra Costituzione? Probabilmente niente, ma ciò che conta per tutti i presidenti States è che i loro servi dicano sempre yes, soprattutto in previsione di uno solo che sempre più decide per tutti. Ed è ciò che pericolosamente potrebbe succedere se il referendum premiasse  quel sì, anzi yes (man).  



Vauro
Natangelo


La Micela



ULTIMA CENA
Nei discorsi che hanno preceduto la cena ufficiale  Obama ha appoggiato esplicitamente la Riforma renziana e altrettanto esplicitamente chiede all'Italia il sostegno delle politiche USA tanto in campo militare che economico.
Uber


CENA ALLA CASA BIANCA
Portos



Riverso



CENA INTERNAZIONALE
 a casa Renzi.... 
leggi e commenta la vignetta INEDITA linkata QUI:
http://www.unavignettadipv.it/public/pv190313/?x=entry%3Aentry161017-053640

Staino



Giannelli




Ellekappa



Giusi Nicolini a cena con Obama. E chi se ne frega se ce l’ha portata Renzi.
Mauro Biani



Mannelli