venerdì 28 aprile 2017

L'Italia risale al 52esimo posto nella classifica sulla libertà di stampa.

Italie 52 : Sous protection policière

Six journalistes italiens sont toujours sous protection policière 24h/24 après des menaces de mort proférées notamment par la mafia ou des groupes fondamentalistes. Le niveau des violences perpétrées contre les reporters (intimidations verbales ou physiques, provocations et menaces…) est très inquiétant d’autant que certains responsables politiques – comme Beppe Grillo du Mouvement 5 étoiles (M5S) – n’hésitent pas à communiquer publiquement l’identité des journalistes qui les dérangent. Les journalistes subissent des pressions de la part des politiques et optent de plus en plus pour l'autocensure : un nouveau texte de loi fait peser sur les auteurs de diffamation contre les politiciens, magistrats ou fonctionnaires des peines allant de six à neuf ans de prison. De nombreux journalistes, notamment dans la capitale et dans le sud du pays, se disent toujours sous la pression des groupes mafieux et des organisations criminelles locales.






Italia/ Reporter Senza Mestiere
di Nadia Redoglia

Da sempre Reporter Senza Frontiere formula il criterio per “Libertà d’Informazione” con scrupolosi parametri, dovizia di pesi e misure che applica scientemente per 180 Paesi, dal migliore al peggiore. Dunque RSF è attendibile.  L’Italia per il 2017 si piazza al 52esimo posto, 25 salti in su dal 77esimo dell’anno scorso. Nel  promiscuo carrozzone tra media, politici, avatar e neologismi schizofrenici, c’è chi esulta e chi insulta.
Chi ha veramente a cuore il sacro diritto di libertà di stampa anche quest’anno prova un po’ di pena e vergogna. Eh sì perché il primo parametro che dovrebbe allarmare è la risposta alla domanda: come si piazza il nostro Paese rispetto ai suoi omologhi per condizioni di vita in stato di diritto, di benessere e pil? Al 52esimo, appunto. In grafica lo troviamo nella fascia arancione, come il Brasile, che significa: in stato di evidenti problemi. Oltre al top in fascia bianca nordeuropea (pochi ma buoni) si estende la gialla (piuttosto buona) di Francia, Regno Unito, Spagna, Portogallo, Canada Stati Uniti, Australia, fascia cui noi dovremmo appartenere per sentirci (essere), in quanto stato di diritto, liberi nell’informare e informarci, almeno secondo “norma” da fascia gialla. Migliori rispetto all’Italia invece troviamo: Giamaica(8) Estonia(12) Namibia(24) Cile(33) Belize(41) Burkina Faso(42) Botswana(48) Argentina(50).
Però Haiti è il primo subito dopo noi. C’è di che compiacersi.






Vauro

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Nota:  nel resto del mondo

Libertà di stampa mai così sotto minaccia: l'analisi di Reporters sans frontières
La Polonia di Jaroslaw Kaczynski che ha cercato di zittire numerosi organi di stampa indipendenti critici sulle sue riforme, ha perso sette posizioni nella classifica 2017, ora è al 54° posto. L' Ungheria di Viktor Orbán peggiora ancora, è slittata al 71° posto.

Ultima assoluta, come negli ultimi anni, al 180° posto, la Corea del Nord, preceduta da Turkmenistan ed Eritrea. Male anche Messico (147) e Turchia (155). Nel paese guidato col pugno di ferro di Erdogan "si vive in una spirale repressiva senza precedenti in nome della lotta contro il terrorismo. Lo stato di emergenza consente alle autorità di liquidare il tratto di penna decine di mezzi di comunicazione, riducendo il pluralismo in pochi giornali a scarsa circolazione. Decine di giornalisti sono arrestati senza processo, rendendo la Turchia la più grande prigione al mondo per i professionisti dei media", così Rsf.

In testa alla classifica restano sempre i paesi del Nord Europa, ma la Finlandia cede il primo posto che deteneva da 6 anni alla Norvegia, a causa di "pressioni politiche e conflitti d'interesse".

Free Press
© Kal

mercoledì 26 aprile 2017

Il 26 aprile 1986 fu il disastro nucleare di Chernobyl

Trentuno anni fa il mondo intero, senza ancora saperlo, subiva una ferita irreversibile: l’incidente nucleare di Chernobyl.

Come ogni anno negli ultimi 3 decenni, a Kiev una cerimonia si è svolta simbolicamente alla stessa ora in cui, il 26 aprile 1986, si verificò l’incidente al reattore numero 4 della centrale sovietica.

Il costo in vite umane dell’incidente di Chernobyl è tutt’ora oggetto di polemiche e varia tra la cifra ufficiale di 4.000 morti fornita dall’Onu e i 6.000.000 di vittime in 70 anni calcolate da Greenpeace. La maggior parte delle persone morte subito dopo l’incidente sono “i cosiddetti “liquidatori”: centinaia di cittadini sovietici venuti a ripulire le macerie del sito nucleare”:http://it.euronews.com/2016/04/22/chernobyl-30-anni-dopo-tra-il-ritorno-alla-vita-e-domande-ancora-inevase dopo l’esplosione che scoperchiò l’edificio del reattore.

Dopo il 26 aprile 1986 la nube radioattiva si diffuse a macchia di leopardo su tutta l’Europa e, nei decenni, nell’atmosfera del pianeta intero. Il territorio che in assoluto a subito di più le conseguenze del disastro nucleare è la Bielorussia.

A novembre il sarcofago della centrale è stato coperto con l’arco di protezione costruito da un consorzio internazionale, struttura che dovrebbe evitare fughe dal reattore in fusione per circa un secolo.

Il governo ha unificato le diverse strutture dell’industria nucleare nella grande azienda Rosatom, che sta sviluppando ulteriormente le proprie rischiose attività sia in patria che all'estero. http://www.greenpeace.org/hungary/PageFiles/636986/Rosatom_Risks_Report-2017_Update.pdf
Al centro di San Pietroburgo, è in costruzione una centrale nucleare galleggiante. I suoi due reattori saranno attivati prossimamente. Qualsiasi incidente nucleare in questa città avrebbe conseguenze tragiche per cinque milioni di abitanti.
Ma non solo a San Pietroburgo, in Turchia a Akkuyu, Ungheria, Bulgaria .
La centrale nucleare verrà costruita ad Akkuyu sulla costa mediterranea turca e sarà la prima posseduta dalla Russia fuori dal proprio territorio. Akkuyu come Fukushima è un territorio ad alto rischio sismico
Firuz Kutal ci chiede di sottoscrivere una petizione per allontanare questo pericolo dalla sua Turchia.



Il 26 aprile 1986 si è verificato il disastro di Chernobyl, noto anche come incidente di Chernobyl. Oggi è il giorno internazionale di ricostruzione dei disastri di Chernobyl. Il costo totale di questo disastro è ancora registrato, ma gli esperti ritengono che siano morte migliaia di persone e 70.000 subiti avvelenamenti severi. Akkuyu in Turchia ha gli stessi potenziali di Chernobyl. Firma la petizione su Akkuyu ..

Https://imza.greenpeace.org/cernobil?utm_source=mailing&utm_medium=email&utm_campaign=170425-cerno-a

Firuz Kutal




On 26 April 1986 The Chernobyl disaster, also referred to as the Chernobyl accident occurred.. Today is international Chernobyl Disaster Remembrance Day.. The full toll from this disaster is still being tallied, but experts believe that thousands of people died and as many as 70,000 suffered severe poisoning. Akkuyu in Turkey has the same potentials as Chernobyl. Please sign the petition about Akkuyu.
https://imza.greenpeace.org/cernobil?utm_source=mailing&utm_medium=email&utm_campaign=170425-cerno-a


31th annyversary of Chernobyl tragedy    Vladimir Kazanevsky
31th annyversary of Chernobyl tragedy.
25 Apr 2017


Perché si può vivere a Hiroshima e Nagasaki ma non a Chernobyl?
Nel trentesimo anniversario del disastro di Chernobyl, pubblichiamo la traduzione (a cura di Sofia Lincos) diquesto articolo di Melissa Blevins apparso originariamente su Today I found out, con un adattamento di Albino Quaranta, ingegnere nucleare e progettista presso Thales Alenia Space Torino.
Il 6 e il 9 agosto 1945, aerei statunitensi sganciarono le bombe atomiche “Little Boy” e “Fat Man” sulle città giapponesi di Hiroshima e Nagasaki. Il 26 aprile 1986, il reattore numero quattro dell’impianto nucleare di Chernobyl in Ucraina esplose.
Oggi, oltre 1,6 milioni di persone vivono e sembrano prosperare a Hiroshima e Nagasaki, mentre la zona di esclusione di Chernobyl, un’area di trenta chilometri quadrati intorno all’impianto, rimane sostanzialmente disabitata. Ecco il perché.
Fat Man e Little Boy
Sganciata da Enola Gay su Hiroshima il 6 agosto 1945, Little Boy era una bomba alimentata all’uranio, di circa 3 metri per 0,5, che conteneva 64 kg di uranio e pesava intorno a 4,5 tonnellate.
Quando esplose, come programmato, a circa 2000 piedi sopra Hiroshima, un kilo di uranio innescò la fissione che sprigionò circa 16 kilotoni di forza esplosiva. Dal momento che Hiroshima si trova su un terreno in piano, Little Boy causò un danno enorme. Le stime variano, ma si pensa che quel giorno circa 70.000 persone furono uccise, altrettante ferite e circa il 70% degli edifici della città furono distrutti. Da allora si stima che approssimativamente 1900 persone, ovvero intorno allo 0,5% della popolazione sopravvissuta, siano morte di tumore per colpa del rilascio di radiazioni da parte di Little Boy.
Tozza e arrotondata, Fat Man, così chiamata per la sua somiglianza con Kasper Gutman nel film “Il mistero del falco”, fu sganciata tre giorni più tardi sulla città di Nagasaki: il 9 agosto 1945. Solo uno dei 6 kg di plutonio di Fat Man andò in fissione quando detonò, a circa 1650 piedi sopra la città, generando 21 kilotoni di forza esplosiva. Poiché la bomba scoppiò in una valle, gran parte della città fu protetta dall’esplosione. Nonostante tutto, si stima che tra 40.000 e 70.000 persone morirono immediatamente e che altre 75.000 restarono ferite. Nessun dato è direttamente disponibile circa le successive morti di tumore legate all’esposizione alla radioattività della bomba.
Chernobyl
Il disastro di Chernobyl era purtroppo probabilmente prevedibile e, come per altri incidenti nucleari, frutto dell’arroganza di chi si trovò a prendere le decisioni e di una cattiva politica che incoraggiava pratiche mediocri.
Il progetto dei reattori di Chernobyl presentava difetti importanti.
In primo luogo, aveva un’instabilità intrinseca. Quando si arrivò all’incidente, questa instabilità creò un circolo vizioso, in cui il liquido di raffreddamento diminuiva mentre le reazioni (e il calore) aumentavano; con sempre meno liquido di raffreddamento, divenne sempre più difficile controllare le reazioni.
Secondo problema, invece di costruire una struttura di contenimento di qualità costituita da un involucro a tenuta in acciaio e da cemento armato precompresso, a Chernobyl avevano usato solo il calcestruzzo, similmente a quanto effettuato in un comune edificio industriale.
Il reattore numero quattro, un’unità RBMK da 925 megawatt (MW) doveva essere spento per consentire lo svolgimento di operazioni di manutenzione ordinaria e si decise di sfruttare questa occasione per eseguire un test. Il 26 aprile 1986 ebbe inizio il test il cui scopo, ironicamente, era quello di aumentare la sicurezza.
Le pompe di raffreddamento del reattore dipendevano dall’energia elettrica, pertanto si intendeva verificare se, in caso di mancanza di corrente, l’energia cinetica del turbogeneratore in rallentamento potesse fornire energia sufficiente a far funzionare le apparecchiature di sicurezza e le pompe di circolazione dell’acqua di raffreddamento del nocciolo fino all’attivazione dell’alimentazione diesel di emergenza.
Si era cercato di eseguire il test già in due occasioni in precedenza, ma senza mai portarlo a termine.
Per condurre l’esperimento, gli addetti dovevano disattivare gran parte dei sistemi di sicurezza del reattore.
Per diminuire il fabbisogno di raffreddamento, il reattore doveva essere fatto funzionare a bassa potenza, nonostante fosse noto che i reattori RBMK fossero instabili se impostati a una potenza bassa.
La potenza del reattore fu inizialmente ridotta alla metà e uno dei due turbogeneratori alimentati dal reattore fu scollegato. Il sistema di raffreddamento di emergenza del reattore fu deliberatamente disattivato, poiché gli operatori non volevano che intervenisse nel momento in cui le pompe principali avrebbero rallentato.
A questo punto, gli addetti al controllo della rete elettrica chiesero di posticipare il test a causa dell’elevata domanda di energia. Il reattore fu lasciato per più di nove ore in queste condizioni fin quando non si ricevette il permesso di continuare a ridurre la potenza per procedere con i passi successivi. La potenza termica avrebbe dovuto essere mantenuta tra 700 MW e 1000 MW, ma il controllo automatico era impostato in modo errato e la potenza scese a 39 MW: ciò comportò la formazione di alte concentrazioni di un prodotto di fissione che assorbe i neutroni, lo xeno. In conseguenza di questo “avvelenamento” del nocciolo da xeno, gli operatori non riuscirono a stabilizzare la potenza tra 700 MW e 1000 MW, come prescritto dalla procedura, ma a soli 200 MW: benché questo livello di potenza fosse ben al di sotto del livello necessario, si decise di proseguire ugualmente il test.
Per farlo gli addetti dovettero estrarre la maggior parte delle barre di controllo (che assorbono  neutroni e arginano la reazione): solo sei-otto barre di controllo erano utilizzate mentre in base alla procedura, ne servivano almeno 30 delle 205 presenti nel reattore. Nel corso dell’esperimento, nel reattore entrò meno acqua di raffreddamento del necessario e quella che era presente cominciò a trasformarsi in vapore. In un simile tipo di reattore, la formazione di vapore  aumenta la potenza e  rende intrinsecamente “nervosa” la reazione, che diventa così impossibile da controllare manualmente. La reazione raggiunse livelli pericolosi. Per controbilanciarla, gli operatori cercarono di inserire le rimanenti barre di controllo.
Purtroppo, le barre di controllo avevano anch’esse un difetto di fabbricazione: anziché essere costituite integralmente da “veleno neutronico” (materiale che cattura i neutroni termici e rallenta la reazione fino a interromperla), avevano estremità in grafite; in condizioni ottimali tale scelta riusciva a migliorare il bilancio neutronico, ma in condizioni di emergenza come questa causava un aumento di potenza indesiderato.
Mentre queste estremità entravano nel reattore, in pochi secondi la reazione aumentò drasticamente, creando ancor più vapore.
Questo non sarebbe stato così grave se fosse stato possibile inserire completamente le barre di controllo per realizzare la loro funzione di assorbire i neutroni e rallentare la reazione; però il calore divenne così intenso che l’inserimento completo delle barre in grafite non fu possibile. Paradossalmente il loro parziale inserimento contribuì ad un aumento di potenza.
Alle 1:23, ora locale, del 26 aprile, la potenza del reattore aumentò in modo esponenziale, fino a 100 volte quella nominale.
Il combustibile si surriscaldò e alcuni dei canali del combustibile si ruppero. L’esplosione che ne conseguì, che si pensa sia stata causata principalmente dalla pressione del vapore e dalla reazione chimica con il combustibile esposto, scaraventò in aria il coperchio da 1.000 tonnellate che sigillava il nocciolo all’interno del reattore.
Una seconda esplosione riversò in aria combustibile in fiamme e grafite del nocciolo e permise l’ingresso dell’aria facendo prendere fuoco al moderatore in grafite. La causa esatta della seconda esplosione rimane sconosciuta, ma si suppone che l’idrogeno possa esserne in parte responsabile.
Determinare le cause dell’incidente non fu semplice, poiché non si erano mai verificati eventi di questo genere e non si disponevano di termini di paragone. Testimoni oculari fornirono informazioni, furono effettuate rilevazioni dopo l’incidente e furono necessarie ricostruzioni sperimentali. Le cause dell’incidente sono ancora descritte come una tragica combinazione di errori umani e lacune tecnologiche. Un errore simile, ma con conseguenze molto meno gravi, si era verificato in un reattore in Lituania nel 1983. Queste informazioni però non erano state trasmesse al personale di servizio di Chernobyl. Si stima che da sette a dieci tonnellate di combustibile nucleare siano state rilasciate.
Dati precisi sul numero di persone morte a causa della radioattività sono difficili da trovare. Si sa che delle 100 persone esposte agli elevatissimi livelli di radioattività immediatamente dopo l’incidente, 47 sono attualmente decedute. Trentuno persone persero la vita come immediata conseguenza dell’incidente, una nell’esplosione, una per trombosi coronarica, una per ustioni da calore e 28 per la sindrome acuta da radiazioni. Le 1.000 persone in servizio nel reattore e gli addetti ai servizi di emergenza sono le persone che hanno assorbito le dosi più elevate di radiazioni. Tra i più di 200.000 addetti ai servizi di emergenza e recupero esposti nel periodo tra il 1986 e il 1987, si stimano 2.200 decessi prematuri legati all’esposizione alle radiazioni.
Le informazioni sulle dosi ricevute singolarmente sono lacunose, ma si stima che fossero comprese tra i 170 millisievert (mSv) del 1986 e i 15mSv del 1989. Il limite generalmente utilizzato per l’esposizione massima consentita è 1 mSv a persona all’anno di dose aggiuntiva rispetto ai livelli di fondo naturali. Per permettere un paragone si pensi che i livelli di radiazione di fondo naturali nel Regno Unito sono pari a 2,2mSv per persona all’anno. Nessuno fuori dal sito ha manifestato sintomi della sindrome acuta da radiazioni. In più, è stato rilevato un aumento delle malattie tiroidee nei paesi vicini a Chernobyl; nel 2005, 7000 casi di tumore alla tiroide sono stati registrati in Ucraina, Bielorussia e Russia. Si pensa inoltre che più di 90.000 chilometri quadrati di terreno siano stati pesantemente contaminati, con gli effetti peggiori avvertiti in Ucraina, Bielorussia e Russia. Comunque, la radioattività si sparse nel vento e colpì ampie regioni dell’emisfero settentrionale e dell’Europa, tra cui Inghilterra, Scozia e Galles.
Contaminazione da radiazioni
La maggioranza degli esperti concorda che l’area di esclusione entro i 30 chilometri da Chernobyl sia stata terribilmente contaminata con isotopi radioattivi come il Cesio-137, lo Stronzio-90 e lo Iodio-131, e che sia quindi inadatta per le attività umane. Invece, nè Hiroshima nè Nagasaki soffrono questa situazione. La differenza è da attribuire a tre fattori:
1) Il reattore di Chernobyl aveva molto più combustibile nucleare;
2) Sfruttava più efficientemente le reazioni nucleari;
3) A Chernobyl la dispersione dei prodotti di fissione fu sostenuta per alcuni giorni da un incendio che era originato dalla grafite presente nel reattore stesso (solo il 6 maggio si riuscì a riportare sotto controllo l’incendio e l’emissione di sostanze radioattive.)
Vanno considerate inoltre:
1) Quantità. Little Boy aveva circa 64 kg di uranio, Fat Man conteneva circa 6 kg di plutonio, mentre il reattore numero quattro disponeva di circa 160 tonnellate di combustibile nucleare.
2) Efficienza della reazione. Solo un chilo dell’uranio di Little Boy reagì effettivamente. Allo stesso modo, solo un chilo del plutonio di Fat Man andò incontro a fissione nucleare. Viceversa, a Chernobyl, almeno sette tonnellate di materiale radioattivo furono rilasciate nell’atmosfera; in più, a causa della fusione del nocciolo, furono rilasciati radioisotopi volatili, tra cui il 100% dello xeno e kripton contenuto, il 50% dello iodio, e tra il 20 e il 40% del cesio.
Futuro incerto
Nel corso del tempo, alcuni strani resoconti hanno cominciato ad arrivare dalla zona di esclusione di Chernobyl: gli animali selvatici sono tornati e, per lo più, sembrano star bene. Alci, caprioli, castori, cinghiali, lontre, tassi, cavalli, cervi, anatre, cigni, cicogne ed altri vengono attualmente cacciati da orsi, linci e branchi di lupi, e tutti sembrano fisicamente normali (ma denotano alti livelli di contaminazione radioattiva). Anche gli effetti iniziali di mutazioni delle piante, tra cui malformazioni e persino fosforescenze, oggi sono per lo più limitate ai cinque luoghi più contaminati.


Sebbene non tutti siano pronti a concordare che Chernobyl è la prova che la natura è capace di risanarsi, gli scienziati concordano sul fatto che studiare quell’ecosistema unico, e vedere come alcune specie prosperino, ha prodotto dati che in ultima analisi possono aiutare la nostra comprensione degli effetti delle radiazioni a lungo termine. Ad esempio, i semi di grano prelevati dal sito subito dopo l’incidente hanno prodotto mutazioni che si conservano ancora adesso, eppure la soia coltivata nel 2009 nei pressi del reattore sembra essersi adattata agli alti livelli di radioattività. Allo stesso modo, gli uccelli migratori, come le rondini, sembrano maggiormente influenzati dalle radiazioni della zona rispetto alle specie locali. Come un esperto ha spiegato, si sta studiando la flora e la fauna del luogo per rispondere a una semplice domanda: “Siamo più simili alle rondini o alla soia?”

martedì 25 aprile 2017

25 aprile 2017


Buon 25 aprile a tutti!

Buon 25 aprile, a tutti, anche a chi non ha capito cosa sia. È una festa, ma non si fanno regali. È una festa difficile perchè la libertà non te la regala nessuno. E l'antifascismo è il regalo più bello che possiamo farci, penso. Perchè antifascismo è pensare con la propria testa, senza prevaricare. E perchè c'è chi è morto, per questo, mica solo per la patria, o per un simbolo. In alto i calici.
Giacomo Rasta Bello

W il 25 aprile!
Silver



25 aprile: 1946 - 2017.... qualcosa è cambiato nel frattempo. Voi che dite?
Pietro Vanessi


Tiziano Riverso


Bella Ciao
Tiziano Riverso

#25aprile
Umberto Romaniello


Buona liberazione a tutti
Moise


Mike Comics


Perazzolli



#vignette #25aprile2017 #25aprile #FestaDellaLiberazione #liberazione #BellaCiao #nonvièfuturosenzamemoria #resistenza #antifascismo
Mario Airaghi



Vauro


il 25 aprile è un dono
Marco Gavagnin



25 aprile
CeciGian




Natangelo


Ciao
Magnasciutti


Makkox per Gazebo


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 Giacomo Ulivi – studente di Parma, antifascista e partigiano – scriveva queste parole in una lettera agli amici alla vigilia della propria fucilazione, a soli 19 anni. Il giovane ragazzo venne fucilato per aver compiuto una scelta, quella della vita partigiana. Con lucidità e consapevolezza – doti che faticheremmo, oggi, ad attribuire a un giovane di soli diciannove anni – esortava amici e parenti a rifare se stessi, a riflettere su ciò che è stato, ad essere consapevoli della responsabilità che ciascuno ebbe nei confronti della storia. “Dobbiamo guardare ed esaminare insieme: che cosa? Noi stessi – scriveva il giovane partigiano. Per abituarci a vedere in noi la parte di responsabilità che abbiamo dei nostri mali. Per riconoscere quanto da parte nostra si è fatto, per giungere ove siamo giunti“.

Impossibile, per Giacomo Ulivi, condurre una vita da scoraggiati. Il futuro, esortava, è nelle nostre mani e nelle nostre azioni, in quello che facciamo e in quello che ignoriamo. “Pensate che tutto è successo perché non ne avete più voluto sapere – esortava Ulivi. Ricordate, siete uomini, avete il dovere, se il vostro istinto non vi spinge ad esercitare il diritto, di badare ai vostri interessi, di badare a quelli dei vostri figli, dei vostri cari. Avete mai pensato che nei prossimi mesi si deciderà il destino del nostro Paese e di noi stessi? Questo ed altro dovete chiedervi. Dovete convincervi, e prepararvi a convincere, non a sopraffare gli altri, ma neppure a rinunciare. Oggi bisogna combattere contro l’oppressore“.
fonte
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Un pezzetto d'Abruzzo nella liberazione dell'Italia!
Ciampi, il ricordo della Brigata Maiella
Brigata Maiella, storia di partigiani che combatterono a fianco di inglesi e polacchi

lunedì 24 aprile 2017

More Alive Than Dead (più vivo che morto) -trailer

More Alive Than Dead
from Tzachi Schiff

trailer del lungometraggio di Tzachi Schiff su Freud,
More Alive Than Dead (più vivo che morto)
tra gli interpreti Horacio Cardo
famoso artista argentino sue le opere qui sotto




Hace cuatro años, dos cineastas israelíes que recorrían sudamérica en sabático, entraron por casualidad en mi exposición "Psicomigraciones", en Recoleta, que los motivó a tal punto como para llamarme aa mi casa en Pinamar. Querían pedirme permiso para filmar la muestra. Nos reunimos en Buenos Aires y luego se trasladaron hasta mi casa, donde filmaron cuadros, dibujos, el sitio y me reportearon extensamente. Decidieron hacer un largometraje utilizando todo ésto, el cual llamaron "More alive than dead" (más vivo que muerdo), el cual se presenta a partir de la semana que viene en el Bafici. Los invito a todos a verlo. Creo que les interesará. Gracias.
Quattro anni fa, due registi israeliani che percorrevano il Sudamerica in riposo sabbatico, sono entrati nella mia esposizione "Psicomigraciones", a Recoleta. Gli è piaciuta a tal punto di chiamarmi a casa mia a Pinamar. Volevano chiedermi il permesso per filmare la mostra. Ci siamo incontrati a Buenos Aires e poi si è trasferiti a casa mia, dove hanno filmato dipinti, disegni, il sito e mi ripresero ampiamente. Hanno deciso di farne un lungometraggio utilizzando tutto questo, che chiamarono "more alive than dead" (più vivo che morto), il quale sarà presentato a partire dalla prossima settimana nel festival di Buonosaires Bafici. Vi invito tutti a vederlo. Credo che vi interesserà. Grazie.
Horacio Cardo
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More Alive Than Dead Trailer BAFICI 2017 (Spanish) from Tzachi Schiff on Vimeo.
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Secciones: Pasiones Premiere internacional
¿Fue Sigmund Freud el genio revolucionario que cambió nuestra forma de pensar o un charlatán que les robaba teorías a otros? Reconocidos expertos, animadores, humoristas y músicos reflexionan sobre la influencia del pensamiento freudiano en nuestra cultura.

Ninguna revolución se realiza sin generar una reacción contraria. Obligado por el contexto de su época, Freud trató de anticiparse a sus enemigos exponiendo su pensamiento con una cuidada calidad argumentativa. Varias voces se le opusieron, dentro y fuera del psicoanálisis. A pesar de eso, su teoría se instaló en la cultura occidental. Yo, Ello y Superyó. Asociación libre, inconsciente, actos fallidos. No hay lugar del mundo de las ideas, la salud y las artes que no esté tocado por alguno de sus conceptos. More Alive Than Dead apunta a las certezas y controversias del hombre detrás de las ideas freudianas. En un mundo igual pero diferente, de posverdad y hechos alternativos, donde un buen argumento tiene que combatir contra un eslogan y una teoría contra una chicana, las ideas de Freud aún tienen nafta. Marcos Zurita




Il sito di Horacio Cardo


sabato 22 aprile 2017

Mostra: i 100 volti di Cervantes


EXPOSICION
100 caras de Cervantes
7 Abril 7 Mayo
ANTIGUO  HOSPITAL
STA MARÌA LA RICA
ALCALÀ DE
HENARES

#100carasCervantes
Cervantes
©  Gio / Maria Grazia Quaranta


©  Marilena Nardi - Italia


© Claudio - Italia


 MOSTRA: 100 volti  di CERVANTES
Francisco Punal Suarez

Il 22 aprile 2017 è il quarto centenario della morte di Miguel de Cervantes Saavedra (1616 1547), considerato la più grande figura della letteratura spagnola, autore del romanzo "El ingenioso hidalgo don Quijote de la Mancha" (Don Chisciotte della Mancia) .
Pertanto la Quevedo Istituto Humor della Fondazione Generale Università di Alcalá, Spagna, ha inaugurato la mostra 100 volti Cervantes, con caricature di autori provenienti da più di 20 paesi, tra cui gli autori italiani: Marilena Nardi, Claudio e Gio /Maria Grazia Quaranta .
La mostra può essere vista fino al 7 maggio presso il vecchio ospedale di Santa Maria la Rica, a Alcala de Henares, è un omaggio allo scrittore più universale della letteratura in castigliano.
I curatori della mostra, David Pugliese e Juan García Cerrada, hanno espresso il seguente pensiero: "In realtà non conosciamo il vero volto di Cervantes. Il famoso scrittore fa parte di quella legione di personaggi della storia di cui non si conoscono il loro vero volto, le loro caratteristiche reali, le loro sembianze esatte. Ha importanza? Non molto, ciò che conta è  che quello che hanno lasciato, hanno fatto, dipinto, composto o scritto. "
Nel corso della storia gli artisti erano praticamente gli unici responsabili per immortalare un numero fortunato e molto limitato di persone (di solito potente).
L'organizzazione di questa mostra ha avuto due grandi difficoltà. Da un lato unire insieme 100 crtoonists: anche se oggi le reti sociali ci mostrano innumerevoli fan matita, trovare autori con la qualità e il criterio di originalità non è un compito facile.
D'altra parte, la complicazione che non ci sono chiari riferimenti a cui attingere per disegnare l'autore di Don Chisciotte e se del caso, sono confuse e perfino contraddittorie. Per alcuni autori che hanno significato una barriera definitiva, ma per la maggior parte, solo che è diventato una sfida interessante. Hanno solo un paio di immagini sfocate e ha permesso loro di affinare i sensi e cercare di risolvere in modo creativo il lavoro.
In questa selezione di autori là fumettisti, comici, fumettisti e illustratori provenienti da diversi paesi, degli stili più vari e differenti generazioni.
"Ci auguriamo che siano di vostro gradimento queste 100 interpretazioni di questi 100 volti di Cervantes".


© David Pugliese - Argentina



©  Omar Zevallos - Perù




© Elena Ospina - Colombia



© Elena Stanescu, Romania




© Cervantes - Pancho Cajas, Ecuador.







© Jota Leal, Venezuela


© Turcios, Colombia


© David García Vivancos, Spagna



EXPOSICIÓN CIEN CARAS DE CERVANTES
Por Francisco Punal Suarez

El 22 de abril se cumple el cuarto centenario de la muerte de Miguel de Cervantes Saavedra (1547 - 1616), considerado la máxima figura de la literatura española, autor de la novela "El ingenioso Hidalgo Don Quijote de la Mancha".
Por tal motivo el Instituto Quevedo del Humor de la Fundación General Universidad de Alcalá, España,  ha inaugurado la exposición 100 caras de Cervantes, con caricaturas de autores de más de 20 países, entre ellas de los  autores italianos: Marilena Nardi, Claudio y Gio.
La exposición, que puede verse hasta el 7 de mayo en el Antiguo Hospital de Santa María la Rica, en Alcalá de Henares, es un homenaje al escritor más universal de la literatura en castellano.
Los comisarios de la muestra, David Pugliese y  Juan García Cerrada, expresan lo siguiente:
"En realidad no conocemos el rostro de Cervantes. El insigne escritor forma parte de esa legión de personajes de la historia a los que no les conocemos la verdadera cara, sus reales facciones, sus exactos semblantes. ¿Importa eso? No mucho, lo que importa es lo que ellos dejaron, lo que hicieron, pintaron, compusieron o escribieron".
A lo largo de la historia los artistas fueron prácticamente los únicos encargados de inmortalizar a una afortunada y muy limitada cantidad de personas (generalmente poderosas).
La organización de esta exposición presentó dos grandes dificultades. Por un lado juntar 100 dibujantes: Aunque hoy en día las redes sociales nos muestren una infinidad de aficionados al lápiz, encontrar autores con calidad, criterio y originalidad no resulta una tarea fácil.
Por otro lado, la complicación de que no hay referencias claras en las que basarse para dibujar al autor del Quijote y si las hay, son confusas y hasta contradictorias. Para algunos autores eso supuso una barrera definitiva, pero para la mayoría, justamente eso lo convirtió en un interesante desafío. Disponer sólo de unas pocas y difusas imágenes les ha permitido afilar los sentidos e intentar resolver creativamente el trabajo.
En esta selección de autores hay dibujantes, humoristas, caricaturistas e ilustradores de diversos países, de los más variados estilos y de distintas generaciones.
Esperamos que disfruten de estas 100 interpretaciones, de estas 100 caras de Cervantes".


© Maria Picasso, España


© Hermenegildo Sábat - Uruguay



© Elchicotriste, Spagna



Exposición cien caricaturas de cervantes



David Pugliese y Juan García Cerrada ... ien caricaturas de Cervantes


100 CARAS DE CERVANTES

Ultimo aggiornamento: circa 2 settimane fa
IINAUGURACIÓN DE LA EXPOSICIÓN, Ju Reportera ahí estuvo, invitadita por la Concejalía de Cultura!! Mola!!#100carasCervantes
Instituto Quevedo del humorAyuntamiento de Alcalá de Henares

La exposición de estas 100 caras de Cervantes podrá visitarse del 7 de abril al 7 de mayo en el Antiguo Hospital de Santa María la Rica, en Alcalá de Henares. La inauguración tendrá lugar el 7 de abril a las 12 horas.

AUTORES:

Ricardo Ajler. Argentina
Aina Albi (Aina Alb). España
Joaquín Aldeguer (J.). España
Santiago Almarza Caballero (S. Almarza). España
José Manuel Álvarez Crespo (Napi). España
Andrés Álvez (Álvez). Uruguay
Angel Darío Banegas (Banegas). Honduras
Eduardo Baptistao (Baptistao). Brasil
Cristian Bernardini (Bernardini). Argentina
José Luis Cabañas Onsurbe (JL Cabañas). España
Francisco Cajas (Pancho Cajas). Ecuador
Ricardo Cámara Lastras (Sir Cámara). España
José Cano (Jkno). España
Jaume Capdevila (Kap). España
Sebastián Cast (Sebastián Cast). Argentina
Sébastien Chevriot (Seb). Francia
Joe Ciardiello (Ciardiello). EEUU
Jésica Cichero (Jésica Cichero). Argentina
Walter Cortiñas (Checho). Uruguay
Bertrand Daullé (Daullé). Francia
Walter Davenport (W.R.Davenport). Argentina
Cheryl de los Reyes Cruz (Cheryl de los Reyes Cruz). EEUU
Cesar Deferrari (Deferrari). Argentina
Xavier Denia Valls (Xavi Denia). España
Christophe Faraut (Faro). Francia
Luiz Carlos Fernandes (Fernandes). Brasil
Miquel Ferreres (Miquel Ferreres). España
Juan Ignacio Fichetti (Naco). Argentina
Omar Figueroa Turcios (Turcios). Colombia
Walter Fornero (Fornero). Argentina
Elise Fossoux (Elise). Francia
Rubén Franco (Franco). México
Álex Gallego (Álex). España
Simon García (Simon). Francia
Raquel García Uldemolins (Raquel Gu). España
David García Vivancos (DGV). España
Anthony Garner (Ant). Reino Unido
Marina Gerosa (Gerosa). Argentina
Jordi Ginés Soteras (Gin). España
Cau Gomez (Cau Gomez). Brasil
José Julio Gómez Sanz (José Julio). España
David Goytia (D. Goytia). España
Marcelo Guerra (Marcelo Guerra). Argentina
Ramón Gutiérrez Díaz (Ramón). España
Frank Hoppmann (F. Hoppmann). Alemania
Ángel y Francisco Idígoras (Idígoras y Pachi). España
Aleksei Kivokourtcev (Lexaxa). Rusia
Jerihely Leal (Jota Leal). Venezuela
Pablo Lobato (Pablo Lobato). Argentina
José López Rivera (Pepe Farruqo). España
Carlos Martínez Nieto (Mancha). España
Ricardo Martínez Ortega (Ricardo). España
Ángel Menéndez Menéndez (Kalikatres). España
Arturo Molero (Art Molero). España
Pedro Molina (Molina). Nicaragua
Adriana Mosquera Soto (Nani). Colombia
Marilena Nardi (Nardi). Italia
Antonio Neri Licón (Nerilicón). México
Alfonso Ortuño Salar (Ortuño). España
Elena Ospina (Elena). Colombia
Rafael Osuba (Osuba). EEUU
Abilio Padrón (Abilio). Venezuela
Jaime Pandelet (Pandelet). España
Emanuel Pascual (Pascual). Argentina
Omar Pérez (Omar). España
María Picassó I Piquer (MP). España
Ernesto Priego (Ernesto Priego). España
Claudio Francesco Puglia (Claudiò). Italia
David Pugliese (Pugliese). Argentina
Diego Puglisi (Puglisi). Argentina
Mariagrazia Quaranta (Gio). Italia
Fernando Quesada Porto (Quesada). España
Ezequiel Quines (Quieze). Argentina
Jimena Ramírez (Jimena Ramirez). México
Jorge Restrepo (Restrepo). Colombia
Román Rivas (Román). México
Patricio Rocco (Pat). Argentina
Jorge Rodríguez Martínez (Lloyy). Venezuela
Carlos Romeu Muller (Romeu). España
José Rubio Malagón (Malagón). España
Carlos Ruiz Moisa (Ruz). El Salvador
Hermenegildo Sábat (Sábat). Uruguay
Pablo San José García (Pablo). España
Angelines San José Sainz (Angelines). España
Momo Scacchi (Momo). Argentina
Polaco Scalerandi (Scalerandi). Argentina
Agustín Sciammarella (Sciammarella). Argentina
Pedro Silva (Pedro). Portugal
Alberto Sintes (Sintes). España
Tony Sobota (Bota). EE UU
Elena Stanescu (Elena). Rumania
Bertrand Thiriet (L’Amiral). Francia
Martín Tognola (Tognola). Argentina
Andrea Luz Toledo (Toledo). Argentina
Miguel Villalba Sánchez (Elchicotriste). España
Carlos Villanueva Nieto (Carlos). España
Bernd Weidenauer (BW). Austria
Gilberto Zappa (Zappa). Brasil
Omar Zevallos (Omár). Perú
Jesús Zulet Izura (Zulet). España

Martes a sábado de 11:00 a 14:00 y de 17:00 a 20:00 h.
Domingos de 11:00 a 14:00 h.

http://www.dream-alcala.com/inaugurada-la-exposicion-100-caras-cervantes-caricaturas-del-autor-del-quijote/

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https://iqh.es/agenda/exposicion-100-caras-cervantes/