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domenica 10 novembre 2013

Aung San Suu Kyi a Parma

Aung San Suu Kyi a Parma
di Tiziano Riverso


Visita emiliana per Aung San Suu Kyi nei giorni scorsi.
Dopo Bologna dove le autorità hanno conferito al premio Nobel per la pace, la laurea ad honorem in filosofia , una breve ma intensa visita a Parma.
 Cittadina onoraria di Parma dal 2007, San Suu Kyi  ha potuto  conoscere finalmente la sua città.
La visita emiliana è stata accompagnata dalla musica, lo Stabat Mater a Bologna, il Va Pensiero e la Messa da Requiem di Verdi a Parma.

domenica 17 giugno 2012

Aung San Suu Kyi ha ritirato il Nobel per la Pace

Aung San Suu Kyi re�oit son Nobel
Chappatte

Aung San Suu Kyi: “Il Nobel ha aperto una porta nel mio cuore”

In una storica e commovente cerimonia, Aung San Suu Kyi ha ritirato formalmente a Oslo il Nobel per la Pace. Più di 20 anni dopo averlo conquistato grazie alla lotta a favore della democrazia nel suo Paese, la leader dell’opposizione birmana ha tenuto il suo discorso di ringraziamento per un premio che – ha detto – le ha aperto una porta nel cuore. Un premio che non aveva mai potuto ritirare.

“Mentre mi guardate, mentre ascoltate – ha detto – quello che vi dico, ricordare, per favore, la verità spesso ripetuta che un prigioniero di coscienza è un prigioniero di troppo”. “Nel mio Paese sono molte più di una le persone che non sono ancora state liberate, quelle cui non è ancora stato dato accesso ai benefici della giustizia. Per favore ricordatelo e fate quanto possibile per favorire il loro rilascio incondizionato”.

La “Signora” è in Europa per il primo viaggio in quasi 25 anni, molti dei quali trascorsi tra arresti domiciliari e carcere e durante i quali non è mai uscita dal Myanmar per timore di non potere rientrarvi. (fonte)

Aung San Suu Kyi receives her Nobel
Chappatte


 Read Aung San Suu Kyi's Nobel Lecture


Le FOTO


RITORNAI ALLA VITA (La Repubblica)

AUNG SAN SUU KYI


HO SA­PU­TO che mi era sta­to con­fe­ri­to il Pre­mio No­bel per la Pa­ce ascol­tan­do­la ra­dio una se­ra. Ave­vo già sa­pu­to da al­tre tra­smis­sio­ni nel­la set­ti­ma­na pre­ce­den­te di es­se­re una dei fi­na­li­sti.
HO FAT­TO uno sfor­zo per ri­cor­da­re qua­le sia sta­ta la mia im­me­dia­ta rea­zio­ne al­la no­ti­zia. Cre­do, an­che se non ne so­no più si­cu­ra, di aver pen­sa­to qual­co­sa co­me: «Ah, han­no de­ci­so di dar­lo a me». Il tut­to non sem­bra­va mol­to rea­le, per­ché, in un cer­to sen­so, nean­ch’io mi sen­ti­vo mol­to rea­le in quel mo­men­to.
Ho pro­va­to spes­so, du­ran­te il pe­rio­do che ho tra­scor­so agli ar­re­sti do­mi­ci­lia­ri, la sen­sa­zio­ne di non fa­re più par­te del mon­do rea­le. C’e­ra una ca­sa che era il mio mon­do, c’e­ra il mon­do di chi non era li­be­ro ma sta­va in­sie­me con al­tri in una pri­gio­ne for­man­do una co­mu­ni­tà, e in­fi­ne c’e­ra il mon­do dei li­be­ri: tut­ti pia­ne­ti dif­fe­ren­ti che se­gui­va­no cia­scu­no una pro­pria or­bi­ta in un uni­ver­so in­dif­fe­ren­te. Ciò che ha fat­to il Pre­mio No­bel è ri­por­tar­mi nel mon­do de­gli al­tri es­se­ri uma­ni, fuo­ri da quel­l’a­rea iso­la­ta nel­la qua­le ho vis­su­to, di ri­dar­mi in qual­che mo­do il sen­so del­la real­tà. Mi ha re­so rea­le an­co­ra una vol­ta; mi ha ri­por­ta­to nel­la co­mu­ni­tà de­gli es­se­ri uma­ni. E co­sa an­co­ra più im­por­tan­te, il Pre­mio No­bel ha ri­por­ta­to al­l’at­ten­zio­ne del mon­do la lot­ta per la de­mo­cra­zia e per i di­rit­ti uma­ni in Bir­ma­nia. Non sa­re­mo sta­ti scor­da­ti.
Es­se­re scor­da­ti. Es­se­re scor­da­ti è co­me mo­ri­re in par­te. Vuol di­re per­de­re al­cu­ni dei vin­co­li che ci ten­go­no an­co­ra­ti al re­sto del­l’u­ma­ni­tà. I la­vo­ra­to­ri mi­gran­ti e i ri­fu­gia­ti bir­ma­ni che ho in­con­tra­to nel­la mia re­cen­te vi­si­ta in Tai­lan­dia mi han­no det­to con for­za «Non ci di­men­ti­ca­re! », in­ten­den­do «Non scor­da­re che an­che noi ap­par­te­nia­mo al tuo mon­do». De­ci­den­do di con­fe­rir­mi il Pre­mio No­bel per la Pa­ce, il Co­mi­ta­to ha ri­ba­di­to che gli uo­mi­ni op­pres­si e iso­la­ti del­la Bir­ma­nia so­no an­ch’es­si par­te del mon­do e ha riaf­fer­ma­to che l’u­ma­ni­tà è una so­la. In va­rie par­ti del mon­do im­per­ver­sa­no i con­flit­ti e la sof­fe­ren­za. Nel mio pae­se, nel­l’e­stre­mo Nord, le osti­li­tà non so­no an­co­ra ces­sa­te; a Ove­st, i con­flit­ti lo­ca­li so­no sfo­cia­ti in in­cen­di eas­sas­si­nii so­lo qual­che gior­no pri­ma del­l’i­ni­zio del viag­gio che mi ha por­ta­to qui. Le no­ti­zie su atro­ci­tà in al­tre par­ti del mon­do ab­bon­da­no. E ogni gior­no ve­nia­mo a co­no­scen­za di rap­por­ti che ri­fe­ri­sco­no di fa­me, di ma­lat­tie, di tra­sfe­ri­men­ti for­za­ti, di di­soc­cu­pa­zio­ne, di po­ver­tà, di in­giu­sti­zia, di di­scri­mi­na­zio­ne, di pre­giu­di­zi, di in­tol­le­ran­za. Do­vun­que la sof­fe­ren­za è igno­ra­ta, si se­mi­na il con­flit­to, per­ché la sof­fe­ren­za im­pli­ca umi­lia­zio­ne, av­vi­li­men­to e rab­bia.
Quan­te vol­te du­ran­te i miei an­ni agli ar­re­sti do­mi­ci­lia­ri ho trat­to for­za­dal mio pas­sag­gio pre­fe­ri­to del pre­am­bo­lo del­la Di­chia­ra­zio­ne uni­ver­sa­le dei di­rit­ti del­l’uo­mo: “… Con­si­de­ra­to che il di­sco­no­sci­men­to e il di­sprez­zo dei di­rit­ti uma­ni han­no por­ta­to ad at­ti di bar­ba­rie che of­fen­do­no la co­scien­za del­l’u­ma­ni­tà, e che l’av­ven­to di un mon­do in cui gli es­se­ri uma­ni go­da­no del­la li­ber­tà di pa­ro­la e di cre­do e del­la li­ber­tà dal ti­mo­re e dal bi­so­gno è sta­to pro­cla­ma­to co­me la più al­ta aspi­ra­zio­ne del­l’uo­mo… è in­di­spen­sa­bi­le che i di­rit­ti uma­ni sia­no pro­tet­ti da nor­me giu­ri­di­che, se si vuo­le evi­ta­re che l’uo­mo sia co­stret­to a ri­cor­re­re, co­me ul­ti­mai­stan­za, al­la ri­bel­lio­ne con­tro la­ti­ran­nia e l’op­pres­sio­ne…”.
Quan­do mi si chie­de per­ché lot­to per i di­rit­ti uma­ni in Bir­ma­nia, la ri­spo­sta sta nel pas­sag­gio ap­pe­na ci­ta­to. Quan­do mi si chie­de per­ché lot­to per la de­mo­cra­zia in Bir­ma­nia, la ri­spo­sta sta nel­la mia con­vin­zio­ne che le isti­tu­zio­ni e la pra­ti­ca del­la de­mo­cra­zia sia­no ne­ces­sa­rie per ga­ran­ti­re i di­rit­ti uma­ni.
Nel cor­so del­l’ul­ti­mo an­no so­no emer­si dei se­gna­li che in­di­ca­no che le fa­ti­che di chi cre­de nel­la de­mo­cra­zia e nei di­rit­ti uma­ni stia­no co­min­cian­doa pro­dur­re dei frut­ti in Bir­ma­nia.
So­no sta­ti in­tra­pre­si dei pas­si ver­so la de­mo­cra­tiz­za­zio­ne. Se io mi pro­nun­cio per un cau­to ot­ti­mi­smo non è per­ché non ho fe­de nel fu­tu­ro, ma per­ché non vo­glio in­co­rag­gia­re una fe­de cie­ca. Sen­za fe­de nel fu­tu­ro, sen­za la con­vin­zio­ne che i va­lo­ri de­mo­cra­ti­ci e i di­rit­ti fon­da­men­ta­li del­l’uo­mo non so­no sol­tan­to ne­ces­sa­ri ma an­che fat­ti­bi­li nel­la no­stra so­cie­tà, il no­stro mo­vi­men­to non sa­reb­be re­si­sti­to lun­go tut­ti que­gli an­ni de­va­stan­ti. La lo­ro fe­de nel­la no­stra cau­sa non è cie­ca ma pog­gia su una lu­ci­da va­lu­ta­zio­ne del­la pro­pria ca­pa­ci­tà di re­si­ste­re.
La mia pre­sen­za qui og­gi tra di voi è il ri­sul­ta­to dei re­cen­ti cam­bia­men­ti ve­ri­fi­ca­ti­si nel mio Pae­se, e que­sti cam­bia­men­ti han­no avu­to luo­go per­ché voi e al­tri aman­ti del­la li­ber­tà e del­la giu­sti­zia ave­te con­tri­bui­to a co­strui­re nel mon­do una con­sa­pe­vo­lez­za sul­la no­stra si­tua­zio­ne. Pri­ma di con­ti­nua­re a par­la­re del mio Pae­se, vor­rei di­re qual­che pa­ro­la a no­me dei pri­gio­nie­ri di co­scien­za. In Bir­ma­nia ci so­no an­co­ra que­sto ti­po di pri­gio­nie­ri. Il ti­mo­re è che ora, do­po il ri­la­scio dei de­te­nu­ti più no­ti, quel­li che ri­man­go­no, gli sco­no­sciu­ti, sia­no di­men­ti­ca­ti. Per fa­vo­re ri­cor­da­te­li e fa­te quan­to pos­si­bi­le per ot­te­ne­re il lo­ro tem­pe­sti­vo e in­con­di­zio­na­to ri­la­scio.
La Le­ga na­zio­na­le per la de­mo­cra­zia ed io sia­mo pron­ti e fer­ma­men­te in­ten­zio­na­ti a svol­ge­re qua­lun­que ruo­lo ri­chie­da il pro­ces­so di ri­con­ci­lia­zio­ne na­zio­na­le. Le mi­su­re di ri­for­ma av­via­te dal go­ver­no del pre­si­den­te U Thein Sein pos­so­no es­se­re sal­va­guar­da­te so­lo con la coo­pe­ra­zio­ne in­tel­li­gen­te di tut­te le for­ze in­ter­ne. Si può di­re che le ri­for­me sa­ran­no ef­fi­ca­ci sol­tan­to se mi­glio­re­rà la vi­ta del­le per­so­ne e, in que­sto sen­so, la co­mu­ni­tà in­ter­na­zio­na­le può svol­ge­re un ruo­lo vi­ta­le.
La pa­ce nel no­stro mon­do è in­di­vi­si­bi­le. Fin­tan­to che le for­ze ne­ga­ti­ve avran­no la me­glio su quel­le po­si­ti­ve in una qual­sia­si par­te del mon­do, sia­mo tut­ti a ri­schio. Si po­treb­be obiet­ta­re che le for­ze ne­ga­ti­ve non po­tran­no mai es­se­re scon­fit­te tut­te e del tut­to. La ri­spo­sta è sem­pli­ce:«No!». Tut­ta­via, fa par­te del­le ca­pa­ci­tà del­l’uo­mo ado­pe­rar­si per raf­for­za­re ciò che è po­si­ti­vo e per mi­ni­miz­za­re e neu­tra­liz­za­re ciò che è ne­ga­ti­vo. An­che se non con­se­gui­re­mo nel mon­do la pa­ce per­fet­ta, gli sfor­zi co­mu­ni per rag­giun­ger­la uni­ran­no le per­so­ne e le Na­zio­ni nel­la fi­du­cia e nel­l’a­mi­ci­zia e con­tri­bui­ran­no a ren­de­re la co­mu­ni­tà de­gli uo­mi­ni più si­cu­ra e gen­ti­le.
Uso la pa­ro­la «gen­ti­le» do­po un’at­ten­ta pon­de­ra­zio­ne; po­trei di­re do­po un’at­ten­ta pon­de­ra­zio­ne du­ra­ta mol­ti an­ni. Tra gli aspet­ti po­si­ti­vi del­l’av­ver­si­tà, tro­vo che il più pre­zio­so sia co­sti­tui­to dal­le le­zio­ni che ho im­pa­ra­to sul va­lo­re del­la bon­tà d’a­ni­mo. Es­se­re gen­ti­li vuol di­re da­re ri­spo­ste ca­ri­che di sen­si­bi­li­tà e di ca­lo­re uma­no al­le spe­ran­ze e ai bi­so­gni de­gli al­tri. Per­si­no la più sfug­gen­te ma­ni­fe­sta­zio­ne di bon­tà d’a­ni­mo può al­leg­ge­ri­re la pe­san­tez­za di un cuo­re. La gen­ti­lez­za può cam­bia­re la vi­ta del­le per­so­ne. In ul­ti­ma istan­za, il no­stro obiet­ti­vo do­vreb­be es­se­re crea­re un mon­do do­ve non ci sia­no per­so­ne sen­za ter­ra, sen­za un tet­to e sen­za spe­ran­za. Ogni sin­go­lo pen­sie­ro, pa­ro­la e azio­ne che con­tri­bui­sca a ciò che è po­si­ti­vo e un tut­t’u­no è un con­tri­bu­to al­la pa­ce. Cia­scu­no di noi è ca­pa­ce di of­fri­re un ta­le con­tri­bu­to.
Unen­do­mi al mo­vi­men­to per la de­mo­cra­zia in Bir­ma­nia, non mi pas­sò mai per la men­te che sa­rei po­tu­ta es­se­re in­si­gni­ta di un pre­mio o di una ono­ri­fi­cen­za. Il pre­mio per il qua­le la­vo­ra­va­mo era una so­cie­tà li­be­ra, si­cu­ra e giu­sta. L’o­no­re ri­sie­de­va nel no­stro sfor­zo. La sto­ria ci ha da­to l’op­por­tu­ni­tà di da­re il me­glio di noi per una cau­sa nel­la qua­le cre­dia­mo. Sce­glien­do di ono­rar­mi, il Co­mi­ta­to per il No­bel ha re­so la stra­da da me li­be­ra­men­te scel­ta me­no so­li­ta­ria. Di ciò so­no gra­ta al Co­mi­ta­to, al po­po­lo del­la Nor­ve­gia e ai po­po­li di tut­to il mon­do, il cui so­ste­gno ha raf­for­za­to la mia fe­de in un co­mu­ne per­se­gui­men­to del­la pa­ce. Gra­zie.
© The No­bel Foun­da­tion 2012 Tra­du­zio­ne di Guio­mar Pa­ra­da
© RI­PRO­DU­ZIO­NE RI­SER­VA­TA

sabato 7 aprile 2012

Aung San Suu Kyi eletta in Parlamento

Aung San Suu Kyi, una speranza per la Birmania
Marco De Angelis  per "The New York Times Syndicate"




La leader dell'opposizione birmana, Aung San Suu Kyi, è stata eletta in Parlamento, nella circoscrizione rurale di Kawhmu, vicino a Rangoon. Lo riferisce il suo partito, la Lega nazionale per la democrazia. Il premio Nobel correva per uno dei seggi in palio alle elezioni suppletive. Sono 45 i seggi da assegnare, di cui 37 alla Camera bassa.
Storica elezione per Aung San Suu Kyi che ha passato 15 dei suo ultimi vent'anni, in carcere.
la notizia

 
David Rowe


Le schegge di vetro, le più piccole con la forza tagliente e luccicante di difendersi contro le mani che cercano di frantumarle, possono essere indispensabili per chi vuole liberarsi dalla morsa dell'oppressione.
Aung San Suu Kyi



The Lady (31/03/2012)
Nelle elezioni In Birmania ritorna a candidarsi, dopo la prigionia, Aung San Suu Kyi, icona dei diritti umani e della democrazia (negata). Questo non prelude a grandi aperture da parte del regime militare al potere...ma intanto bentornata.
Da Cartoon Movement: http://www.cartoonmovement.com/cartoon/5892
 cecigian

 
Aung San Suu Kyi wins election
 By Taylor Jones, El Nuevo Dia, Puerto Rico - 4/2/2012


HENG
 Lianhe Zaobao - Singapore
 MYANMAR DEMOCRACY DANCE BURMA MILITARY 040512
 The New York Times Syndicate 

Hillary Clinton,  che aveva  già incontrato lo scorso anno Aung San Suu Kyi ha fatto sapere che l'America sta prendendo in considerazione, data la storica vittoria, di togliere gli embarghi alla Birmania.

la notizia

Hilary and Aung San Suu Kyi By Taylor Jones,
Politicalcartoons.com - 12/4/2011



LinK:
 http://www.rainews24.rai.it/it/news.php?newsid=163583
 http://www.guardian.co.uk/world/video/2012/apr/02/aung-san-suu-kyi-burma?INTCMP=SRCH

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 FANY - BLOG: Aung San Suu Kyi è libera

sabato 13 novembre 2010

Aung San Suu Kyi è libera

San Suu Kyi è libera 
Le sue prime parole:
"Se vogliamo ottenere quello che vogliamo dobbiamo farlo nel modo giusto.
E per fare un passo alla volta, alla base  della libertà democratica deve esserci la libertà di parola. Anche se penso di sapere cosa volete, vi chiedo di dirmelo voi stessi. Insieme, decideremo quello che vogliamo, e per ottenerlo dobbiamo agire nel modo giusto. Non c'è motivo di scoraggiarsi" (VIDEO ).

Long shadow
Questa vignetta di Peter Brookes da The Times si riferisce al rilascio previsto oggi dai birmani della leader democratica Aung San Suu Kyi .
La 65-year-old premio Nobel per la pace  è stata tenuta in stato di arresto dalle autorità birmane per 15 degli ultimi 21 anni.
La vignetta mostra la classica raffigurazione  pro-democrazia, accanto tre generali birmani.
Questi ultimi stanno guardando le loro ombre e si chiedono perché le loro sono più piccole di quella Suu KyiSpiegazione:
Per comprendere appieno quest'opera, è necessario conoscere un idioma inglese.
If something or someone casts a long shadow , they have considerable influence on other people or events.
Se qualcosa o qualcuno getta una lunga ombra, ha una notevole influenza sulle altre persone o sugli eventi.
• The Second World War cast a long shadow over the first half of the decade, and its consequences were felt all over the world .
• La seconda guerra mondiale gettato una lunga ombra nella prima metà del decennio, e le sue conseguenze si fecero sentire in tutto il mondo.
The cartoonist seems to be saying that Suu Kyi is assured of a place in history, and will be remembered long after the Burmese military junta is forgotten. 
Il vignettista sembra dire che Suu Kyi si è assicurata un posto nella storia, e sarà ricordata a lungo anche dopo che si sarà dimenticata  la giunta militare birmana.


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Aung San Suu Kyi Set FREE
By Patrick Chappatte, Le Temps, Switzerland 
PoliticalCartoons.com
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 free Aung San Suu Kyi  
By Frederick Deligne, Nice-Matin, France
PoliticalCartoons.com



Supporters of Burma's pro-democracy icon  Aung San Suu Kyi await her release after the military junta kept her locked away for past seven years. View transcript >>





http://img688.imageshack.us/img688/9674/64885600.jpg
Taylor Jones - El NuevoDìa PoliticalCartoons.com-



I'm Free - Paolo Lombardi - INSERTO SATIRICO

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Suu Kyi almost out of jail 
By Peter Lewis, Australia, Politicalcartoons.com 

Libera! - Paride Puglia PUNCH

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Aung San Suu Kyi keeps her people, and the junta, waiting one more night (The Guardian)
More questions than answers on a day of many rumours but no release (The Independent)
Burma's pro-democracy leader Aung San Suu Kyi 'set to be released today' after 15 years house arrest (Mail Online)
video Walk On(U2):