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venerdì 27 ottobre 2023

Ciao direttore! per Sergio Staino gli amici artisti.

ciao Sergio è proprio il caso di dire "riposa in pace", dopo tanto dolore grazie per l'impegno, per la lotta per aver cercato ostinatamente, fino all'ultimo, quell'angolo di luce nei tuoi occhi per i brevi momenti condivisi chissà come avresti trattato questi tempi bui tu che al buio davi del tu
Fabio Magnasciutti


Se ne va un grandissimo amico.

Un affabulatore eccezionale, una persona splendida dotata di grande senso dell'umorismo".

Dino Aloi, vignettista e storico della satira, conosceva Staino dal 1983 e con lui aveva un forte legame.
    "Era molto preciso nelle sue vignette, riusciva a far sorridere anche raccontando aneddoti, le sue esperienze. Gli abbiamo attribuito nel 2002 il premio Giorgio Cavallo. Fu una grande festa: ci intrattenne con i suoi ricordi, anche quelli su Cavallo che conosceva bene" ricorda Aloi che, con Claudio Mellana, organizzò in quell'occasione una grande mostra dedicata a Staino a Moncalieri (Torino).
    "Ha quasi inventato un genere perché da comunista - osserva Aloi - diventò l'anima critica del Pci: attraverso il suo personaggio Bobo ha raccontato il teatrino della politica degli ultimi quarant'anni. Ha fatto satira politica vista dall'interno, un grande intellettuale della sinistra che amava e però criticava, Non potevi non volergli bene. Era un geniale battutista, bravissimo anche disegnatore. Ultimamente purtroppo tutti sanno che aveva problemi di vista" Staino aveva creato la copertina per Buduar, la rivista satirica online che Aloi dirige con Alessandro Prevosto. Insieme hanno tenuto conferenze sulla storia della satira. "A scoprirlo - ricorda Aloi - fu nel 1979 Oreste del Buono che pubblicò le sua vignette su Linus. Fu direttore dell'Unità e prima, nel 1986, l'inventore di Tango, il supplemento dell'Unità, poi diventato Cuore sotto la direzione di Michele Serra. Ha ideato supplementi come La domenica del cavaliere, molto divertente e raffinato, Emme. Amava molto i giovani. La stessa ElleKappa maturò proprio con lui".
    "Mi mancherà tantissimo, oltre che un amico, era la persona giusta a cui chiedere un consiglio", dice con tristezza Aloi.
 

Per Sergio
Ellekappa 




Ciao Direttore

Ti ringrazio di avermi fatto fare un pezzetto di strada con Te. Grazie alla pubblicazione su Buduàr e su L'Unità, quando eri Direttore del giornale, ho vissuto la bellissima avventura del World Press Cartoon.

Conservo le tue email con molto affetto!

Gio


Sul giornalone della Stampa per l'omaggio a Staino ho plagiato alcuni suoi sodali di Tango
Andrea Bozzo


Ciao Staino.
Lele Corvi



Voglio salutare Sergio con questo disegno, che realizzai per la simpatica mostra organizzata nel 2020, a Firenze, dal comune amico Stefano Giraldi per i suoi ottant'anni (e per quelli di Francesco Guccini) dal titolo "Ottanta voglia di raccontare". E ricordando il nostro ultimo allegro incontro in occasione di "Racconti nella Rete" a Lucca. Ciao Sergio!
Le mie più sincere condoglianze alla famiglia.
Marco De Angelis




È morto Sergio Staino. Vorrei dire qualche parola in più sul nostro rapporto. Complicato, oppure molto semplice: non so. Magari ci proverò, ma per ora lascio la parola a Bobo: la scena è sua.

#staino #bobo #sergiostaino #vignetta #fumetto #memeitaliani #umorismo #satira #humor
Mario Natangelo



Ciao Staino
Romaniello U.


A Sergio Staino Sergio Staino Due
#satira #bobo #SergioStaino #perte
Kutoshi Kimino



by Joshua Held



#SergioStaino La mia vignetta oggi nel paginone dedicato a Sergio, su 
@repubblica
Mauro Biani


#SergioStaino 💗 #propagandalive
Makkox



È morto Sergio Staino.
#Staino #SergioStaino #satira #lutto #scomparsa #Bobo
Tartarotti


SERGIO STAINO, UN COMUNISTA ERETICO MA ANCHE ORTODOSSO 
L'AMICO MICHELE SERRA LO RICORDA COSÌ SU “LA REPUBBLICA” 
■ di Michele Serra per “la Repubblica”
Sergio Staino non è stato solo un grande autore e narratore satirico (uno dei più importanti del Novecento italiano). È stato anche un intellettuale generoso e indomabile, neppure scalfito dal sospetto che la politica, la cultura, l’arte potessero mai perdere rilievo e significato sotto i colpi dei tempi nuovi. Intellettuale nel senso più profondo e più concreto del termine: una persona che suscita pensiero, lo provoca, lo organizza, e nel tumulto che ne deriva si sente vivo e utile.
Oggi, in un mondo ideologicamente scardinato, non è facile capire quale ingegnoso, incredibile azzardo fu il suo “Tango”: un giornale di satira dentro l’organo ufficiale del Partito comunista, "l'Unità", un bivacco chiassoso e programmaticamente libero dentro le mura già intaccate ma ancora imponenti di quel partito che per lui, come per milioni di italiani, era ancora casa e chiesa. Sergio, in quell’ormai lontano ’86, era già il padre di Bobo. Ovvero l’autore di una vera e propria saga del disincanto, autobiografia collettiva di un mondo perfettamente cosciente della morte dell’ideologia eppure appassionatamente vivo, persona per persona; e fermamente intenzionato a non diventare mai cinico, mai immeschinito.
In quelle strisce l’intenzione artistica di Staino era indistinguibile da quella politica: quel gruppo di famiglia era una specie di parlamentino domestico. Bobo è una delle più fortunate, limpide applicazioni dell’idea sessantottina che niente è solo privato, niente solo politico. Si trattava di elaborare il lutto (la casa comune si stava sfarinando, la Bolognina era alle porte) senza piangersi addosso e anzi ridendo di sé stessi, terapeuticamente, intelligentemente. Bobo lo faceva a partire dai suoi esordi politici giovanili, la militanza in un partitino marx-leninista settario e moralista del quale parlava quasi con tenerezza, come di una malattia formativa. Da quell’angustia il giovane Staino, architetto già con il guizzo del disegnatore, era sortito con una gran voglia di campo aperto e di avventura intellettuale.
Ma la vittoria di Bobo, il suo successo ben presto molto solido, non gli bastava. Bobo era un eroe collettivo, insieme a Cipputi è stato ed è il testimone impavido di un trapasso d’epoca di quelli che tutto travolgono tranne i sentimenti forti e i princìpi solidi. Il suo romanzo non poteva esaurirsi nell’autobiografia, era un romanzo sociale ed era un romanzo politico. Aveva necessità di compagni di viaggio e andò a snidarli quasi ovunque. (Me, molto giovane, mi inchiodò al bar Basso di Milano dicendomi: tu sei un autore di satira. Non mi risultava e glielo dissi, ma non mi sembrò che la mia opinione reggesse davanti alla sua, che era quella di un capo).
Ancora oggi mi chiedo come abbia fatto, Sergio, a mettere insieme un gruppo di autori così lontani tra loro e così lontani da lui, gli anarchici, i menefreghisti, quelli del Settantasette, i comunisti, i radicali, gli allegri sporcaccioni “alla francese”, i moralisti pan-politici. Con un tasso di narcisismo e di ombrosità che, per giunta, tra i satirici è spesso altissimo, perché alla foga politica tocca sommare la prosopopea artistica. Ma la sua fiducia nella interminabile e sempre inconclusa discussione che costituisce l’essenza stessa della sinistra era così forte da vincere una scommessa che, sulla carta, sembrava quasi insensata. Andrea Pazienza con Ellekappa, Vincino con Altan, Angese con Domenico Starnone, Mannelli con Francesco Guccini, tutto si tenne. E Paolo Hendel, David Riondino, le feste di Tango a Montecchio: “Cuore” fu, di quella storia, una fortunata discendenza. Il figlio di quel padre.
Già lo slogan di lancio di “Tango”, ovvero “chi si incazza è perduto”, diceva tutto dello spirito di Sergio, che era aperto, curioso, disponibile, mai arcigno, mai escludente. Da Mao a Matteo Renzi (non è una battuta, è l’enunciazione di una vastità) non c’è fase o personaggio della storia della sinistra e della post-sinistra con i quali Sergio non avesse voglia di aprire un contraddittorio permanente. Perché Sergio aveva la fortuna di essere – o di essere diventato per intelligenza e per voglia – al tempo stesso un eretico e un ortodosso, un riformista e un incendiario, un polemico e un tollerante, un uomo di partito e un artista irriducibile a qualunque convenienza politica, una persona schieratissima eppure dal giudizio sempre libero. Lasciando un segno che, a volerlo intendere, è tanto più importante quanto più la discussione pubblica va facendosi acrimoniosa e suscettibile: essere appassionati ed essere tolleranti non solo non è incompatibile, ma l’una e l’altra facoltà possono darsi reciproco sostegno. “Chi si incazza è perduto”.
Le persone che, sulla scena artistica e culturale italiana, devono qualcosa a Sergio Staino sono parecchie: la sua capacità di “fare ambiente” e anzi crearne di nuovi, la sua voglia di animare giornali, riempire teatri, organizzare incontri è stata ininterrotta (fino alla presidenza del club Tenco, la cui rassegna è in corso proprio in questi giorni sul palco dell’Ariston). Ha fatto incontrare persone, ha incrociato altri artisti e li ha fatti incrociare tra loro, ha preso di petto i leader della sinistra da pari a pari, è intervenuto in tutti o quasi i dibattiti esistenti perché rimanersene zitto non era nelle sue facoltà. Ha sollecitato chiarimenti e ha sollevato polemiche, e sempre come se nessuna partita fosse chiusa e tutte le occasioni ancora aperte. Era ottimista, spiritoso, coraggioso. Non si è mai arreso alla cecità progressiva che lo ha tormentato per quasi tutta la vita. Ha continuato a lavorare con l’aiuto di suo figlio Michele e il sostegno inesauribile di sua moglie Bruna.
Mancherà molto a chi gli ha voluto bene. Oltre agli amici, milioni di lettori, che gli saranno sempre grati per avere raccontato gli sconvolgimenti della sinistra italiana come se la sinistra, anche in mezzo ai cocci, fosse ancora una comunità, e il suo viaggio non debba mai avere fine.






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martedì 31 gennaio 2023

Sergio Staino, come la satira interpreta la storia

 by Inedita Magazine




Sergio Staino, come la satira interpreta la storia

By Enzo Brogi -2 Gennaio 2023

“I politici la preferiscono al silenzio”

La satira informa, deforma?

Direi interpreta. Generalmente si lavora su notizie già ampiamente conosciute e funziona quando l’interpretazione della notizia è inaspettata, ma sempre credibile.


La satira può portare al cinismo?

Ci sono diversi modi per affrontare in modo satirico un evento o una notizia. Se l’autore satirico è una persona che soffre per le ingiustizie del mondo attua una satira appassionata e solidale con i sofferenti e, in questo caso, non c’è mai cinismo. Se invece costruisci una battuta satirica osservando dall’alto le idiozie degli altri, in questo caso, più che satira, fai sarcasmo e il sarcasmo prevede una quantità più o meno grande di cinismo. Ad esempio posso dire che una battuta di Benigni è satirica ma pur sempre affettuosa. Una scena satirica di Monicelli è, in genere, più feroce e sarcastica.


Che rapporto hai avuto con Berlinguer?

Un rapporto fantastico. Quando si lasciò prendere in braccio da Benigni durante una festa dell’Unità, diede una prova di intelligenza e di qualità umana sublime. Forse Gramsci avrebbe potuto accettare di fare una scena simile a quella. Ma tutti gli altri, da Togliatti a Mao Tze Tung, non ce li vedo proprio. Tra l’altro io sono l’unico disegnatore satirico al mondo che ha fatto una vignetta satirica sul segretario del partito, pubblicata in prima pagina dell’organo ufficiale dello stesso partito. Incredibile, no? La vignetta la feci per un congresso che si svolgeva a Reggio Emilia che aveva come riferimento culturale Ludovico Ariosto, il tema politico era invece la sognata “Terza via”. Io disegnai un Berlinguer in viaggio verso la luna a cavallo dell’ippogrifo di Astolfo, Bobo da terra lo salutava dicendo: “Vai e portaci la terza via!”.


Ti hanno mai censurato?

No. Ci sono stati tentativi pesanti di farlo ma mi sono sempre rifiutato. Lo scontro più forte fu su un numero di Tango dedicato alla morte di Guttuso. La sua scomparsa avvenne in un coacervo di polemiche legato alla sua eredità mentre, in contemporanea, uscì la notizia (vera) della sua conversione in punto di morte alla religione cattolica. Il titolo del giornale era: “Dio c’è e vuole la sua parte di eredità”. Alla redazione dell’Unità si arrabbiarono in molti e il direttore, Gerardo Chiaromonte, tentò disperatamente di farmi cambiare idea. Alla fine vinse il suo animo tollerante e illuminista e, come Voltaire, mi disse: “non sono d’accordo con te, ma difendo il tuo diritto di espressione”. La vignetta uscì regolarmente sulla pagina prevista mentre, in contemporanea, sulla prima, un piccolo trafiletto del direttore esprimeva il suo disaccordo. Grande Chiaromonte e grandi tutti i “miglioristi” del PCI.


Hai scritto un libro bello e sincero, Storia sentimentale del PCI. Quasi autoanalisi?

Sicuramente. Non avevo un piano preordinato su come svolgere il tema. L’ho scritto su richiesta della casa editrice e l’ho raccontato giorno per giorno ad un loro redattore. Solo alla fine mi sono accorto che aveva un filo rosso che correva per il libro, portandomi a una conclusione

pesante e inaspettata: tutti i nostri guai nascevano dalla scissione del ‘21. Non avrei mai avuto il coraggio di ammetterlo, ragionando a freddo. Con questo sistema del racconto a puntate, la dura e inconscia verità ha preso il sopravvento.


I politici di oggi si meritano la satira o il silenzio?

La satira in genere la cercano per farsi pubblicità. Il silenzio invece lo giudicano un brutto affare.



Sergio Staino

Toscano, nato a Piancastagnano nel 1940. Ha iniziato con la politica a Firenze nei marxisti leninisti. E’ quindi passato al fumetto e alla satira con Linus, inventando il suo alter ego, Bobo, pubblicato per la prima volta nel 1979 sulla rivista diretta da Oreste del Buono. Dopo collaborazioni con L’Unità e il Messaggero, nel 1986 fonda e dirige Tango, settimanale satirico. Diventa anche autore televisivo (“Cielito lindo”, un varietà satirico con Claudio Bisio e Athina Cenci), sceneggiatore e regista (nel 1989 “Cavalli si nasce” e nel 1992 “Non chiamarmi Omar”). Dal 2016 al 2017 è Direttore de L’Unità. Attiva quindi collaborazioni con La Stampa, Avvenire, Tiscali Notizie e Il Riformista.


***

Nota :  l'intervista è stata fatta per Inedita Magazine #4 – Inverno 2022 poco prima della grave malattia di Sergio Staino. 

 Staino è stato portato in ospedale lunedì 31 ottobre. Fany gli augura una pronta guarigione. 

Ottantadue anni, vignettista ed ex direttore dell'Unità, Staino da anni è afflitto da una malattia agli occhi che lo ha reso quasi cieco ma non gli ha impedito di continuare il suo lavoro. Attualmente è collaboratore della Stampa e di Avvenire.

Laureato in architettura all’Università di Siena. Staino ha insegnato educazione tecnica in alcuni licei fiorentini. Poi la grande avventura del fumetto a Linus diretto da Oreste del Buono e la nascita di Bobo, personaggio diventato un'icona della satira politica, ispirato come aspetto a Umberto Eco ma in realtà rappresentazione grafica e alter ego di se stesso.

A questo link potete sfogliare la rivista online https://www.agenziainedita.it/2022/12/20/inedita-magazine-4-inverno-2022/


domenica 27 novembre 2022

Tutti sapevano: "Qua succede Casamicciola"

 

Staino 2018



Non è una maledizione, è la natura sismica e franosa della zona ... e condoniamo!

C'è un modo di  dire comune soprattutto a Napoli "Qua succede Casamicciola" da De Filippo a Totò a Wikipedia ...

https://www.ilsole24ore.com/art/cca-pare-casamicciola-perche-napoli-fronte-un-disastro-si-evoca-ischia-AEv3A5FC


https://it.wikipedia.org/wiki/Terremoto_di_Casamicciola_del_1883



#Ischia #Casamicciola #Italia
Frana.
Mauro Biani



BLACK SATURDAY
 Il disastro di Ischia non fa che aggiungersi ai tanti, troppi, che si stanno accumulando.  
E' vero, l'Italia è fragile ma purtrtoppo non solo geologicamente, è fragile per la sua politica di contrasto agli abusi, per la ricerca del consenso elettorale senza scrupoli, per la poca manutenzione del territorio.
E il problema è sempre quello  che chi rompe non 'paga mentre i cocci sono sempre nostri.
Gianfranco Uber


#casamicciola #frane #dissestoidrogeologico #alluvione #ischia #lagrandeonda #kanagawa 
Manuel De Rossi


La frana  - la mia vignetta per la prima pagina de Il Fatto Quotidiano oggi in edicola!
#salvini #lega #ischia #frana 
  #vignetta #fumetto #memeitaliani #umorismo #satira #humor 
Natangelo



Una croce!
Mario Bochicchio

PS:
SOFFOCATA DAL CEMENTO E SPOGLIATA DEI SUOI ALBERI, NON PUÒ FERMARE LE FRANE
di Roberto Saviano
Ischia, Procida, Capri: chi non c’è stato non potrà comprendere mai il motivo che innesca il desiderio, quando si è lì, di pensarsi creature inventate dagli Dei. Roccia e mare, vicolo e giardino, arrampicata e strapiombo. Stiamo parlando di terre in mezzo al mare, come mi hanno insegnato a definirle. Chiunque, una volta messo piede su queste isole, ha provato almeno per un istante ciò che dice Alphonse de Lamartine di Ischia «È l’isola del mio cuore, è l’oasi della mia gioventù, è il riposo della mia vecchiaia». 
Ecco, si badi, non un luogo che vuoi visitare, a cui vuoi tornare per ristorarti, nulla di tutto questo. Bensì un luogo dove scegli di vivere. Su quest’isole ci arrivi e immagini come d’instino la tua esistenza per sempre piantata lì. 
Ischia rispetto alla sua rivale turistica Capri è sempre stata isola più accessibile, adatta a un turismo d’ogni estrazione dal lusso al popolare, isola più metropolitana e meno elitaria, meraviglioso luogo assai più vicino culturalmente a Napoli rispetto anche a Procida, più piccola e con i suoi abitanti tutti o quasi imbarcati sulle navi commerciali e da crociera. Ischia è l’isola più napoletana del golfo e questo l’ha resa frequentatissima, densa, assediata. 
La tragedia di queste ore è accaduta a Casamicciola nella zona settentrionale di Ischia. Casamicciola è luogo di leggenda che racconta dove Ulisse riprese le sue forze nel Gurgitello, il ruscello di acqua calda che l’ha resa meta termale amatissima da Ibsen, de Lamartine, sino alla cancelliera Merkel. Eppure un luogo così d’incanto è sempre stato spazio di tragedia e di instabilità, di insicurezza estrema e di assedio cementizio. 
Per comprendere quanto è endemico il disastro in quel territorio basta ascoltare una vecchia espressione del dialetto napoletano: «È ’na Casamicciola»; oppure «è successa ’na Casamicciola»; o ancora «faccio succedere ’na Casamicciola», metafora per dire «gran disastro, gran confusione, gran disordine, distruzione». 
Tutto questo discende dalle continue frane che da secoli avvengono a Casamicciola e che tutto travolgono, ma soprattutto dalla tragedia del terremoto del 1883. La vittima più illustre del disastro di Casamicciola fu Benedetto Croce. Uno degli scrittori veristi più talentuosi dell’epoca, Carlo Del Balzo, nel 1883 pubblicò a Napoli (per Tipografia Carluccio, De Blasio & C.) il libro «Cronaca del tremuoto di Casamicciola» dove scrisse: «Era anche a villa Verde tutta la famiglia Croce di Foggia. 
Erano nella loro camera la signora Croce e la figliuoletta, il sig. Croce e il primogenito, Benedetto, seduti presso un tavolino, scrivevano, in una stanza attigua; la porta di comunicazione era aperta. La signora Croce e la fanciullina cadono travolte nel pavimento, che crolla tutto: non un grido, non un lamento, muoiono istantaneamente. Al contrario, il sig. Croce, sebbene del tutto sepolto, parla di sotto le pietre. Il suo figliuolo gli è daccanto, coperto fino al collo dalle pietre e dai calcinacci. E il povero padre gli dice: offri centomila lire a chi ti salva; e parla col figlio, che non può fare nulla per sé, nulla pel babbo, tutta la notte!». Dalla tragedia che sterminò la famiglia Croce lasciandolo unico superstite ad oggi c’è stato una cementificazione continua, una impossibilità reale di gestire mettendo in sicurezza l’isola. 
Disboscare, costruire, speculare, l’unico imperativo è sempre stato solo guadagnare e sopravvivere. Null’altro. Così non possono non accadere frane, si tende solo ad aspettare e sperare di non trovarsi in casa o in strada quando succederà. Fatalismo, da sempre la regola delle mie terre. Lo stesso che fa vivere alle pendici del Vesuvio nonostante si sappia che difficile sarebbe salvarsi in caso di eruzione nonostante il monitoraggio dell’attività del vulcano.
La bellezza di questi posti, il loro incanto copre l’orrore della gestione, l’assurdità contorta della burocrazia, del familismo che la governa, della mancanza endemica dei fondi pubblici. 
Non è accaduto nulla nel 2006, quando a Ischia Luigi Buono, 53 anni, che lavorava come cuoco al porto, fu travolto da una frana identica a quella di queste ore e morì insieme alle sue tre figlie: Anna di 18 anni, Maria di 16 e Giulia di 15. Non è accaduto davvero nulla dopo la morte di Anna De Felice nel 2009 (15 anni) travolta anche lei insieme alla madre. 
Sento arrivare già il commento: ma è l’abusivismo. Se davvero fosse così (e non bisogna associare abusivismo a lusso turistico perché non è quasi mai così) le soluzioni sono due: o condonare in cambio di una messa in sicurezza totale o abbattere immediatamente. Ma se abbatti perdi voti, perdi consenso su tutta l’isola. E poi non ci sono nemmeno i soldi per farlo. Come al solito il nostro paese non decide: si è sempre nel mezzo. E proprio nel mezzo ci sono le frane, che tutta l’immensa bellezza di Ischia non può impedire e nemmeno trattenere. 
Corriere della Sera,  26 novembre 2022






Rischio vulcanico, rischio sismico, rischio idrogeologico. E un territorio devastato dall’abusivismo edilizio. Una devastazione aggravata dal disboscamento e dagli incendi ricorrenti. Questa è l’isola di Ischia e in particolare Casamicciola. Al punto da essere diventata un esempio di disordine. “E che è? Pare Casamicciola!” erano solite dire le mamme campane guardando il disordine lasciato dai figli. E “Ccà pare Casamicciola!” sono le parole del protagonista di Natale in casa Cupiello, la celebre commedia di Eduardo De Filippo, per descrivere il caos cui si trova davanti entrando nella stanza dove poco prima, durante una furiosa lite tra la moglie e la figlia, sono finiti in pezzi stoviglie e soprammobili e “scassato” perfino il presepe. Detti che nascono dal devastante terremoto che colpì Ischia, proprio a Casamicciola, nell’estate del 1883, provocando oltre duemila morti.
Ma la memoria affievolisce e i morti si ripetono, anche negli ultimi anni. Sei morti in tre disastrose frane, una proprio a Casamicciola, nel 2006, nel 2009 e nel 2015, e due nel terremoto del 2017, che colpì in particolare Casamicciola. Ogni volta appare il quadro di un territorio che non riesce a prevedere e mitigare i rischi. Anzi l’esatto contrario. Come denuncia Legambiente anche in queste ore, sono circa 600 le case abusive colpite da ordine definitivo di abbattimento sull’isola.

E arrivano a 27mila le pratiche di condono presentate dagli abitanti in occasione delle tre leggi nazionali di sanatoria: 8.530 istanze a Forio, 3.506 a Casamicciola e 1.910 a Lacco Ameno. L’ultimo condono, il quarto, incredibilmente, venne approvato dal governo “giallo-verde” nel 2018 proprio dopo il sisma di Casamicciola. Si disse per favorire la ricostruzione, in realtà ha sanato case abusive che, oltretutto, saranno ricostruite a spese dello Stato. Quante? Attualmente sono mille le nuove istanze presentate. Cemento che rimane a sfregiare quella definita “l’isola verde”, sicuramente sempre meno verde e sempre più a rischio. Lo confermano le cartografie dei Piani di Assetto Idrogeologico che riportano valori di pericolosità da frana molto elevati per queste aree dell’isola.

I dati del catalogo gestito da Cnr Irpi evidenziano come “nella zona di Casamicciola Terme si siano già verificate frane che hanno causato perdita di vite umane, tra cui nel 1910, durante un evento molto intenso, alluvioni con elevato trasposto solido, crolli e numerosi dissesti diffusi causarono 11 morti. In anni più recenti una vittima si è registrata nel 1987, quando un crollo di roccia distrusse un ristorante, e infine nel 2009, sempre nel mese di novembre, una colata di fango e detriti ha travolto e ucciso una ragazza quattordicenne”.

Ma anche altre zone di Ischia hanno subito disastri e lutti. La notte del 30 aprile del 2006 il fango e i detriti scesi dal monte Vezzi si abbatterono sulla frazione Pilastri. Morirono un padre e le sue tre giovani figlie. Il 15 febbraio 2015 una frana in località Olmitello-Maronti nel comune di Barano provoca la morte di una persona. Frane e terremoti, strettamente collegati. La sera del 21 agosto 2017 Casamicciola e Lacco Ameno vennero scosse da un terremoto che causò la morte di due persone, 42 feriti e il crollo di molte abitazioni. Non l’unico sisma. Dall’analisi storica messa a punto dall’Ingv sono stati 15 i terremoti tra il 1228 al 1883. Di questi ben 12 proprio Casamicciola, costruita su un terreno franoso, capace di amplificare terremoti di intensità modesta.

Così il devastante sisma del 1883 con una magnitudo stimata in 4,3, mentre quello del 2017 arrivava appena a 4. Terremoti che altrove, dove si è costruito secondo le regole, non provocano alcun danno.

Casamicciola (Ischia), l'alluvione del 26 ottobre 1910.




Che il fango di Ischia ricada sui 23 colpevoli
SI SAPEVA, SI POTEVA EVITARE, NON È STATO FATTO: DOPO L’INCURIA, IL MENEFREGHISMO
L’ingegnere Giuseppe Conte, ex sindaco di Casamicciola, grazie alla conoscenza del territorio e anche in virtù delle sue competenze tecniche (ex dirigente nel settore acque e acquedotti della Regione Campania), il 22 novembre, quindi con quattro giorni di anticipo, aveva avvertito le autorità affinché provvedessero all’evacuazione degli abitanti della zona minacciata. Queste non gli hanno neppure risposto. Eppure era tutto spiegato chiaramente, come si può leggere nella email certificata pec inviata al prefetto di Napoli, al commissario prefettizio di Casamicciola, al sindaco di Napoli Gaetano Manfredi, alla Protezione civile, a tutti gli aventi titolo per intervenire. Sono loro, i destinatari di questo allarme inascoltato i colpevoli della morte di otto persone. Sono loro gli irresponsabili da processare e condannare. È contro di loro che il governo deve costituirsi parte civile. Hic Rhodus hic salta. Sarà l’occasione per vedere se i neo-governanti stanno dalla parte dei cittadini o sono una mera combriccola di chiacchieroni. 
Parlando con il giornalista Ferruccio Pinotti del Corriere della Sera, l’ex sindaco di Casamicciola (nella foto) è stato molto chiaro. «A seguito dell’allerta meteo arancione, avevo segnalato il pericolo per la popolazione della zona e chiesto la loro evacuazione . Dopo l’alluvione del 2009 non c’è stato alcun intervento, o almeno nessuno significativo, nonostante i fondi stanziati per la sicurezza negli ultimi anni: 180mila euro per la pulizia degli alberi, 3 milioni e 100 per un intervento a monte dell’abitato Casamicciola (nel 2010-2012) e un lavoro messo a disposizione dalla città metropolitana per mettere in sicurezza del bacino dell’alveo Larita nel 2018. E ancora manca inoltre da anni l’annunciato piano per il dissesto idrogeologico della zona. Il problema di Casamicciola di cui sono stato sindaco negli anni Novanta non è l’abusivismo, le cause di questo disastro sono le stesse dell’alluvione del 1910, ovvero la fragilità del territorio. Dopo l’alluvione del 1910 furono realizzati dei sistemi di protezione dell’abitato, le cosiddette “briglie”, ma da allora non si è più intervenuti con interventi appropriati e con una manutenzione degna di questo nome». 
Ed ecco un ampio stralcio dell’email spedita alle ventitré autorità che l’hanno ignorata. 
«È opportuno ricordare che nella notte del 13 febbraio 2021 si verificava, presso il vallone La Rita, il crollo di uno degli storici stabilimenti termali ivi insistenti per cui la Protezione Civile Regionale insieme al Soccorso Alpino e Speleologico della Campania hanno ispezionato il canale tombato quasi sicuramente ostruitosi a seguito degli evidenti crolli. I tecnici intervenuti hanno riscontrato l’esistenza di una situazione decisamente catastrofica e la possibilità di ulteriori crolli e l’urgenza di ripulire tutto l’alveo sia dalla vegetazione, sia dall’immondizia e dai blocchi di materiale solido presenti all’interno. 
«Considerato che i lavori richiesti non sono stati realizzati, può sussistere lo “stato di grave crisi per la calamità naturale imminente”, nei Comuni di Casamicciola Terme e di Lacco Ameno, dato dal pericolo imminente nella zona del vallone della Rita. Considerato, altresì, che l’Autorità di Bacino competente, il Sindaco di Casamicciola Terme e il sindaco di Lacco Ameno, pro tempore, hanno segnalato la concreta possibilità, in caso di allerta meteo, di evacuazione della popolazione e dell’unico presidio sanitario ospedaliero dell’isola d’Ischia, delle case popolari nonché della scuola media. Con la precisazione che nella zona di confluenza dell’alveo vi è anche una centrale di trasformazione dell’Enel, il Sottoscritto in ottemperanza al senso civico che lo anima, invito le Autorità in indirizzo, per le rispettive competenze ad adottare tutte le iniziative necessarie per la sicurezza e la salute delle persone che operano a valle dell’alveo La Rita».
Ivano Sartori

Natangelo 


lunedì 31 ottobre 2022

Cento anni da quella marcia

 

Su Domani, a cento anni da quella marcia.

Il testo è dello storico Marco Mondini

https://www.editorialedomani.it/.../una-farsa-di-successo...

#fascismo #MarciasuRoma #roma #Mussolini

Marilena Nardi

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#28ottobre #MarciasuRoma #100anni #venerdì
Staino



#28ottobre #MarciasuRoma #100anni #venerdì
Mauro Biani

Effetti collaterali.
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#orasolare #indietro #crisi #fascismo #ilmanifesto #lelecorvi
Lele Corvi



Ricorrono i 100 anni dalla Marcia su Roma che portò Mussolini al potere e il Maestro rappresenta La Russa che, nel suo nuovo ufficio, cambia il quadro. Si tratta del famoso dipinto di Giacomo Balla, e ci auguriamo che la dichiarazione del neo presidente del Senato “in Italia non può più esserci la perdita della libertà” non sia appunto una balla. A questo proposito la sospettosa sezione Sezione Traslochi della Redazione fa notare che in realtà il quadro è stato semplicemente girato, ma alla fine rimane sempre lo stesso.
Non ci resta che concentrarci sulle orecchie di Spock, come a dire che dal saluto fascista si è passati a quello vulcaniano.
Infine una nota sulla carta che riveste il retro dell’opera: è la carta Varese, qui in una preziosa versione Naj Oleari, e forse il Nostro vuole lanciare un messaggio alla città lombarda di stare in guardia. [Gerarcheologia]
Giannelli


Ellekappa


Marcia su Roma, le opposizioni: "Mai abbassare la guardia". E il Pd attacca: "Da Giorgia Meloni nemmeno una parola" #MarciasuRoma #MeloniPremier #meloni #opposizioni #pd
Durando


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sabato 22 ottobre 2022

La Russa, Presidente del Senato.

Ignazio Benito Maria La Russa, politico italiano, è dal 13 ottobre 2022 presidente del Senato della Repubblica nella XIX legislatura. 
È il primo politico di formazione neofascista a ricoprire la carica di Presidente del Senato, la seconda carica di Stato della Repubblica Italiana.

Servi della Gleba - copertina del misfatto 2010
La Russa
Gianni Burato ( fonte )


 

La Russa

Frank Federighi


La Russa al senato. #LaRussa #LilianaSegre #senato #centrodestra
Durando


La Russa al senato. 
Riccardo Mannelli

by Riccardo Mannelli




100 anni dalla marcia su #Roma… La nuova vignetta di Vauro #13ottobre #Meloni #LaRussa 
Vauro




Possiamo stare tranquilli.
Lamberto Tommasini / Tomas


Presidente del Senato. Questo tizio. Pertini perdoni gli italiani.#larussa #larussapresidentedelsenato #ElezioniPolitiche2022
Stefano Disegni


Cos'è mai un bacio?
Il Sen. La Russa eletto alla presidenza del Senato per la XIX Legislatura.
Il caso o forse il fato ha voluto che a consegnargli lo scranno fosse la senatrice Liliana Segre. 
Tra i due un  simbolico abbraccio e un bacio  destinato forse ad inaugurare una nuova stagione politica.
Uber
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Nota 

 La Russa è stato eletto alla prima votazione con una ventina di voti dell'opposizione... Nessuno è stato!
Sergio Staino

Giancarlo Covino

martedì 26 aprile 2022

25 aprile 2022

Nicoletta Sant'agostino /Nico Comix




Ci sono luoghi dove la memoria si ferma

ed il cuore si scioglie nel pianto,

ascoltando il silenzio di voci

lontane nel tempo.

(In foto, la parete della sezione ANPI di Roma "Martiri de La storta" a Ponte Milvio con le stampe delle tavole tratte del libro: "Festa d'Aprile - storie partigiane scritte e disegnate" ed. Tempesta)

W il 25 Aprile, la festa più bella che c'è !

Leo Magliacano



Altan



"la Liberazione"_25 Aprile 2022 - Festa della Liberazione - 

illustrazione tratta dal calendario 2022 della ANFCDG.

Marco D'Agostino



Buon 25 aprile. Che sia una anche una liberazione dalla retorica.

Tomas


Ricordo la giornata del 25 Aprile e la liberazione dall'occupazione nazista, dopo terribili anni di guerra, con un disegno dedicato alle attuali devastazioni, che avremmo sperato di non vedere più dopo quelle della Seconda Guerra Mondiale.

#mariupol #supportukraine #ukraine #warcrimes #war #russia #warcrimes #genocide #humanrights #ukrainewar #ukraineinvasion #stopwar #thecartoonmovement #courrierinternational #cartooning

Marco De Angelis



Alagon



Oggi 25 Aprile.............Peccato che non ci sono più..i Politici di una volta....!!!!!!!!

Alfio Leotta



OGGI 25 APRILE

Una bella librata in testa data al momento giusto può essere un'arma culturale efficiente contro la guerra?

La scienza sta indagando sulle possibili possibilità.

Massimo Presciutti



Buon 25 aprile

Buon 25 aprile

Riverso



Buon 25 aprile!

Rasta Bello



#25Aprile #Liberazione #Partigiani

Il fiore

Mauro Biani



Vauro




Staino